sabato 27 dicembre 2008

Zapatero


Zapatero aumenta pensioni e salari: "Il 2009 sarà duro"



MADRID In una Spagna sempre più in crisi, il premier socialista Zapatero ha fatto ieri il regalo di Natale: aumento medio delle pensioni minime del 6%,oltre all’incremento del 2,4% per il recupero dell’inflazione, e crescita del salario minimo interprofessionale (sim) del 4%, da 600 a 624 euro mensili. Misure anti-crash tutte tendenti ad aumentare la spesa pubblica e che, per quel che concerne le quiescenze, portano ossigeno alla bellezza di 2,6 milioni e mezzo di pensionati. «Il 2009 sarà molto difficile, ma abbiamo la forza per andare avanti», ha detto il leader della Rosa presentando il bilancio 2008 del suo esecutivo. Era il Zapatero ottimista di sempre, nonostante i dati che piovono quotidianamente siano tutti negativi. Il credito delle banche ai consumatori non decolla e nel terzo trimestre del 2008 è caduto di ben il 95%: il turismo, la principale industria spagnola che produce il 14% del pil, ha registrato a novembre un preoccupante -11,6 %. La produzione industriale a ottobre ha perso il 13% rispetto allo stesso mese del 2007. Dulcis in fundo, mentre cresce il deficit pubblico in un Paese abituato ad essere in surplus (meno 10 miliardi di euro, l’1,28% del pil nel mese scorso) e calano i consumi, la disoccupazione viaggia ormai sull’11,3% (era l’8,6% a fine 2007), il tasso più alto della Ue. E il lavoro precario è al 29,5% quando la media europea è del 15%. Il cadeau ai pensionati, in un Paese che ha risparmiato per la prima volta il 3% persino nella popolarissima lotteria di Natale, è comunque notevole. Gli aumenti vanno dal 3,4 al 7,2%. La fetta maggiore la portano a casa i «pensionistas» più bisognosi, quelli che vivono senza coniuge e che dal mese prossimo arriveranno a 561 euro (per gli over 65) e a 524 euro (under 65). Per chi invece ha un coniuge a carico, l’incremento è del 5,8 % e raggiunge quota 696 euro. Come sempre, poi, la rivalorizzazione delle pensioni arriva tutta insieme con una paga extra a gennaio. Anche sul sim Zapatero è stato generoso. L’incremento è del 4%. «Negli ultimi 5 anni il sim è aumentato di 200 euro, pari a un +15%, mentre tra il ’96 ed il 2004 (quando governava il centro-destra di Aznar, ndr.),aveva perso il 6% di potere d’acquisto - ha sottolineato il premier -. La crescita sarà il nostro unico orizzonte. La tempesta è forte ma abbiamo una nave solida che conosce molto bene la rotta». Sempre trionfalista, il leader socialista che solo negli ultimi mesi ha ammesso che anche la Spagna era in crisi ha ribadito la linea del suo esecutivo: il deficit spending, che ha definito «il più ambizioso dell’intero periodo del post-franchismo». Si tratta del piano di infrastrutture pubbliche, 22 miliardi più un piano straordinario di 11 miliardi, di cui 800 destinati interamente a far ripartire i lavori dei comuni(che dovrebbero portare 200 mila posti di lavoro). In tutto 33 miliardi di euro, di cui 800 milioni destinati all’industria automobilistica. Le previsioni economiche, però, continuano a minacciare tempesta. La Fondazione della Casse di Risparmio ha pubblicato giorni fa i pronostici dei tredici servizi studi più prestigiosi di Spagna e tutti indicano per il 2009 una disoccupazione minima del 15%, massima del 19%. Cioè, dagli attuali 2.598 mila senza lavoro si dovrebbero toccare i 4 milioni. Per gli occupati, comunque, resta sempre la consolazione dell’aumento dei salari, perchè in Spagna c’è ancora la scala mobile: per il 2009 è previsto un incremento del 4,6%, 2,2 punti percentuali in più rispetto all’inflazione di novembre

martedì 23 dicembre 2008

GRAZIE PAPA





Dobbiamo essere grati a Joseph Ratzinger. Non passa giorno che il pontefice non ci ricordi quanto fu giusta e indispensabile la lotta per la libertà di religione e dalla religione. Intorno al letto di vita morente in cui da 17 anni giace Eluana Englaro, da mesi le istituzioni danzano un macabro balletto al ritmo del Vaticano. Ministri guaiscono e saltellano, cagnolini ammaestrati a bacchetta dal porporato di turno. È insopportabile questo clero che, contro le leggi dello stato, contro la volontà della famiglia, contro le sentenze in più alto grado della magistratura, s'intrufola persino nel sudario, s'impiccia delle scelte più dolorose e silenti, quando l'affetto tra cari si strazia sul filo da tagliare.Se in regime di laicità e di separazione tra stato e chiesa è possibile una tale invadenza, immaginiamo che inferno era quando tutta la tua vita sociale era appesa all'arbitrio di un curato. Ancora nel 1968, per ottenere il passaporto era necessario un certificato di buona condotta vincolato al parere del parroco (e del portiere). Un prete poteva vietarti di andare all'estero. E se convivevi con un/a partner, il vescovo vi scomunicava e vi tuonava «pubblici concubini!» dal pulpito di una cattedrale. Quando non s'impiccia d'Eluana, il Vaticano manda a quel paese persino un benpensante come Gianfranco Fini, solo perché ha osato dire quello che a Roma sanno anche le pietre, in particolare le pietre del ghetto, abolito solo qualche papa fa: e cioè che la Chiesa non si oppose allo stremo contro le leggi razziali emanate da Benito Mussolini nel 1938. Così la Santa sede riscrive la storia, si assolve dai propri peccati, col solo dichiarare di non averli commessi, si arroga quel potere che Pier Damiani concedeva solo a Dio, e cioè di poter fare in modo che quel che è stato non sia stato. Quando non si ricrea un'innocenza razziale, la curia s'inventa la geniale categoria di «statolatria» e attacca la Spagna di José Zapatero: con le sue leggi vuole controllare ogni ambito della vita e «obbliga le famiglie a scegliere determinate materie non d'istruzione, ma d'indottrinamento» (sic dixit Monsignor Angelo Amato).Non paga, la Santa sede apre anche un altro fronte, trova il modo d'infilarsi nella nostra biancheria intima (perché non vuole affatto controllare ogni aspetto della nostra esistenza) e a proposito dei gay spara ad alzo zero sulle Nazioni unite - e sulla Francia del conservatore Nicholas Sarkozy per soprammercato. Quest'attacco dell'Osservatore romano è un gioiello di paralogismo che così ragiona: garantire la libertà di matrimonio ai gay mette in pericolo la libertà di espressione religiosa perché allora la religione non sarebbe più in grado di condannare i matrimoni gay. Come dire che garantire la libertà di pensiero mina la libertà religiosa perché impedisce al papa d'imporre il principio di autorità. Non stupisce che sofisti tanto virtuosi scoprano che nella nostra Italia papalina «è in atto una persecuzione anticristiana».Viene da chiedersi il perché di tanto nervosismo - ormai scomposto, persino sguaiato - proprio quando il Vaticano ha ritrovato in Italia uno strapotere che non conosceva da secoli. Invettive e anatemi si moltiplicano. Nessuno è risparmiato (tranne forse qualche pellegrino polacco per la Madonna nera di Czestochowa).Insomma, della modernità non gli va bene nulla. Dai, per Natale regaliamo un viaggio a tutta la Curia: offriamo un biglietto charter di sola andata per l'alto Medioevo. Così si ritroveranno nell'epoca dei loro sogni.

sabato 20 dicembre 2008

Onu, nuovo attacco Vaticano alla Francia




CITTA' DEL VATICANO - Il Vaticano torna a lanciare strali contro la mozione che la Francia ha presentato alle Nazioni Unite contro il perseguimento penale dell'omosessualità in vigore in diversi Paesi del mondo. In realtà, afferma l'Osservatore Romano in una nota intitolata "Difesa dei diritti e ideologia", l'obiettivo non è quello di tutelare diritti fondamentali ma affermare l'identità di genere che supera la differenza biologica uomo-donna e stabilisce che gli orientamenti sessuali sono frutto della cultura. Da qui la strada è aperta, per il quotidiano della Santa Sede, al matrimonio fra persone dello stesso sesso e all'adozione dei bambini da parte delle coppie gay così come alla procreazione assistita, tutto in base a un concetto astratto di individuo.




"Il documento francese proposto alle Nazioni Unite non è un documento finalizzato, in primis, alla depenalizzazione dell'omosessualità nei Paesi in cui è ancora perseguita, come i media, semplificando, hanno raccontato", scrive il quotidiano della Santa Sede. In tal caso, infatti, non vi sarebbe stata alcuna opposizione da parte dell'Osservatore permanente del Vaticano presso l'Onu, monsignor Celestino Migliore.




La Chiesa Cattolica, del resto - afferma la nota non firmata dell'Osservatore - basandosi su una sana laicità dello Stato, ritiene che gli atti sessuali liberi tra persone adulte non debbano essere trattati come delitti da punire". "Ma questo documento - prosegue l'Osservatore romano - in realtà, parla d'altro, e cioè promuove una ideologia, quella dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale. Le categorie di orientamento sessuale e di identità di genere, che nel diritto internazionale non trovano alcuna chiara definizione, vengono introdotte come nuove categorie di discriminazione e si cerca di applicarle all'esercizio dei diritti umani".


invece, secondo il giornale vaticano, "si tratta di concetti controversi su base internazionale, e non solo dalla Chiesa, in quanto implicano l'idea che l'identità sessuale sia definita solo dalla cultura, e quindi suscettibile di essere trasformata a piacere, secondo il desiderio individuale o le influenze storiche e sociali".






"In tal modo, introducendo tali categorie, si dà impulso al falso convincimento che l'identità sessuale sia il prodotto di scelte individuali, insindacabili e, soprattutto, meritevoli in ogni circostanza di riconoscimento pubblico". "Non si tratta purtroppo di teorie marginali - afferma ancora l'Osservatore romano - se si pensa che le proposte di riconoscimento di diritti di famiglia alle coppie omosessuali - incluse quelle relative all'adozione e alla procreazione assistita - si basano sull'idea che la polarità eterosessuale non sia un elemento fondante della società, ma un arbitrio da cancellare".




"Quindi - prosegue la nota - il tentativo di introdurre le citate categorie di discriminazione si salda con quello di ottenere l'equiparazione delle unioni dello stesso sesso al matrimonio e, per le coppie omosessuali, la possibilità di adottare o procreare bambini. Bambini che rischierebbero, tra l'altro, di non conoscere mai uno dei due genitori e di non poter vivere con lui o lei". Si sottoliena infine che coloro che si opporranno in futuro a questa visione dei rapporti uomo-donna, come le religioni, potrebbero vedere limitato il diritto di "trasmettere il loro insegnamento".






Il Vaticano aveva già diffuso una nota dell'osservatore permanente della Santa Sede all'Onu nella quale si precisava ulteriormente la posizione della Chiesa sulla mozione francese: "La Santa Sede - si legge nel testo di monsignor Celestino Migliore - apprezza gli sforzi fatti nella Declaration on human rights, sexual "orientation and gender identity- presentata all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 Dicembre 2008 - per condannare ogni forma di violenza nei confronti di persone omosessuali, come pure per spingere gli Stati a prendere tutte le misure necessarie per metter fine a tutte le pene criminali contro di esse". "Allo stesso tempo -proseguiva- la Santa Sede osserva che la formulazione di questa Dichiarazione va ben aldilà dell'intento sopra indicato e da essa condiviso". In particolare, affermava mons. Migliore, "le categorie orientamento sessuale e identità di genere, usate nel testo, non trovano riconoscimento o chiara e condivisa definizione nella legislazione internazionale.




Se esse dovessero essere prese in considerazione nella proclamazione e nella traduzione in pratica di diritti fondamentali, sarebbero causa di una seria incertezza giuridica, come pure verrebbero a minare la capacità degli Stati alla partecipazione a e alla messa in atto di nuove o già esistenti convenzioni e standard sui diritti umani".




Quindi la nota spiegava: "Nonostante che la Dichiarazione giustamente condanni tutte le forme di violenza contro le persone omosessuali e affermi il dovere di proteggerle da esse, il documento, considerato nella sua interezza, va aldilà di questo obiettivo e dà invece origine a incertezza delle leggi e mette in questione le norme esistenti sui diritti umani".




statolatria


CITTÀ DEL VATICANO - In Spagna sta avanzando l'indottrinamento laico, la «statolatria», ovvero l'ingerenza dello Stato nella vita personale di ognuno. A denunciarlo, con parole molto forti in un'intervista alla rivista «Il Consulente Re», è mons. Angelo Amato, attuale prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, già ex segretario della Dottrina della Fede, ed amico personale di Papa Ratzinger


LIBERTA' RELIGIOSA - «Ovviamente qui a Roma noi sappiamo bene di questo grave problema», ha osservato il presule, che quasi certamente diverrà cardinale nel prossimo concistoro. «Fortunatamente - ha aggiunto - possiamo contare su una Chiesa spagnola che ha approfondito seriamente il problema e ha dato una risposta pubblica e chiara, in base al principio cattolico della difesa della libertà religiosa e dei principi della dignità della vita e di ogni persona». «La questione - ha aggiunto - è che in tutta Europa si sta introducendo la categoria della cosiddetta biopolitica. Lo Stato cioè entra sempre più nella vita personale di ognuno: obbliga le famiglie a scegliere determinate scuole con determinate materie, non d'istruzione ma d'indottrinamento».


LA «STATOLATRIA» - «Avanza - ha aggiunto - la statolatria, che, apparentemente eliminata, rientra dalla finestra. Certo la Chiesa in Spagna è molto reattiva, sta reagendo molto bene con grande dignità e grande fermezza a un'intrusione statale assolutamente illegittima sul tema dell'educazione dei propri giovani». Sono considerazioni che mons. Amato ha fatto, partendo dalle cosidette «leggi etiche» del governo Zapatero, tra cui l'introduzione nelle scuole dell' «Educazione alla cittadinanza».

mercoledì 17 dicembre 2008

Jose' Sucuzhañay




Dagli USA Valerio Bartolucci




Jose' Sucuzhañay aveva messo da parte i soldi per questo viaggio, e raggiungere, dal nativo Equador, il fratello emigrato a New York, coronando il sogno di rivederlo dopo anni di separazione. Il fratello Romel, intanto aveva fatto fortuna e aveva aperto una agenzia immobiliare dopo anni passati come semplice operaio. La festa per il ricongiungimento e' stata sancita nella chiesa a cui appareneva Romel e continuata poi in un bar locale frequentato da altri Latino-Americani. Una birra in piu', e Jose', che indossava solo una T-shirt nella fredda notte americana, si appoggiava al fratello maggiore, mentre camminavano per ritornare a casa.All'improvviso un'auto nera e' sbucata dal nulla e ne sono scesi tre tipi brandendo mazze da golf e urlando epiteti antigay e antilatini. Romel e' riuscito a scappare ma Jose' e' stato investito dalla furia dei tre omofobi. Si e' accasciato a terra sotto i colpi tremendi delle mazze. Il fratello e' riuscito a chiamare il 911 e la polizia e' arrivata immediatamente, ma troppo tardi per Jose'. Trasportato in ospedale, e' deceduto alcuni giorni dopo l'attacco per morte cerebrale; il giorno prima che la madre potesse arrivare dall'Equador per l'ultimo saluto.Ora l'America e' scossa e si chiede il senso di questo attacco, mentre Jose' Sucuzhañay, anche se eterosessuale, va ad aggiungersi alla lunga lista delle persone morte a causa dell'omofobia.

lunedì 8 dicembre 2008

La ferroviera
















Domenica a pranzo a casa di amici , nel pomeriggio poco prima di ritornare a casa conosco due ragazzi passati per il caffe' .
Uno lo chiamano "la ferroviera" per via del lavoro che fa , 34 anni , maschile , alto piazzato,barba e capelli brizzolati, bel sorriso bel viso sul genere orso .L'altro l'amico del ferroviere (fa il ferroviere anche lui ) piu' o meno la stessa eta'minuto ,occhiali , moro pizzetto curato , non molto bello ; entrambi accento meridionale .

All'inizio nel conoscerli penso siano una coppia che sta insieme , ma il ferrovierenel discorrere parla del suo moroso col quale convive e dice che ha 56 anni e che stanno insieme da 14 anni , capisco che non è certo l'amico con cui era venuto a pranzo, che al massino arrivava a 35 anni .

Sempre nel discorrere con gli altri il ferroviere dice che in questo periodo c'e' a casa sua ,suo fratelloe che per sei mesi il fratello si fermera' da loro ..ne parla con aria scocciata ( ancora per sei mesi!!!)visto che il fratello non sa che lui e il suo moroso sono gay... lui deve dormire con il fratello e il suo moroso dorme sul divano .

Chiedo come sia possibile che il fatello che vive con loro non si renda conto che sta' con una coppia,e per di piu' con una coppia gay visto che una qualsiasi coppia di innamorati ha delle dinamiche (magari solo uno sguardo) che sono uniche e inconfondibili.

Mi risponde alterato che non è il gay che va in giro con i cartelli sulla testa (veramente nemmeno io) a dirlo a tutti che lui è gay e che le cose private son cose private e non c'e' bisogno di "sbandierarle" a tutti.
Ribadisco che suo fratello non è tutti in primo luogo , e che non è questione il dirlo ..qui la questione è nascondelo che è ben diversa
e che anche nei confronti del moroso non mi sembra una gran bella cosa farlo dormire sei mesi sul divano facendo finta che sia solo un amico qualunque ,
poi percarita' ogniuno faccia quello che vuole ma se ancora oggi nel 2008 dopo 14 anni di convivenza non abbiamo il coraggio di dire cio' che siamo un problema probabilmente c'e'.

Apriti o cielo .. il ferroviere si incazza , dice che non devo permettermi di offendere e che devo farmi i cazzi miei che non devo permettermi di giudicare ( sic ?) gli altri che manco conosco.
Gli altri commensali sostengono la tesi del ferroviere asserendo che non c'e' bisogno di dire a tutti che siamo gay ,che ogni persona deve decidere autonomamente a chi dirlo e a chi non dirlo a secondo della propia storia ,che io ho avuto una storia diversa e che.. io.. ho avuto piu' coraggio !?) .

Mi sento veramente il rompipalle della situazione ..mi scuso col ferrovierie gli dico che mi dispiace che non volevo assolutamente ne offenderlo ne giudicarlo , ma che gli avevo semplicemente espresso il mio pensiero.


domenica 7 dicembre 2008

La difesa della vita



Sono scesi in piazza per protestare contro le dichiarazioni del Vaticano che non ha firmato i documento dell’Onu in cui si chiedeva agli 80 paesi che ancora considerano l’omosessualità un reato, di depenalizzarlo.


Sono i gay, trans, lesbiche e bisessuali italiani che non ci stanno ad essere considerati dei criminali.


«Il Vaticano – spiegano gli organizzatori del sit-in - non firmando il documento che la Francia ha proposto all'Onu per chiedere la depenalizzazione dell'omosessualità, di fatto sostiene gli oltre 80 paesi del mondo che perseguitano gli omosessuali, in 9 dei quali è prevista la pena di morte».




Alla manifestazione, promossa dalle associazioni Certi Diritti, Arcigay e Arcilesbica, hanno aderito Radicali Italiani e, tra le altre, le associazioni lgbt Mario Mieli, DjGayProject, GayLib, Libellula, Rosa Arcobaleno, oltre alle Associazioni Luca Coscioni e Nessuno Tocchi Caino. In piazza c’è anche l’ex deputato socialista Franco Grillino: «Con il rifiuto di sottoscrivere la mozione europea all'Onu – dice – il Vaticano getta la maschera del suo presunto buonismo schierandosi con le peggiori dittature islamiche comprese quelle dove governi islamo-fascisti comminano la pena di morte agli omosessuali: Iran, Mauritania, Sudan, Emirati arabi uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria».




Secondo Luxuria, quella del Vaticano contro i gay è una vera e propria crociata: «Ormai hanno un'ossessione di odio nei nostri confronti da rimanerne accecati - dice - non c'è nulla di evangelico nè di cristiano contro la depenalizzazione gay e la difesa della vita – conclude – non può essere fatta solo per gli embrioni o per Eluana Englaro».
06 Dic 2008









venerdì 5 dicembre 2008

Scuole







Tagliati 8 miliardi di euro alla scuola pubblica ..



manifestazioni



proteste



mesi di scontri



nulla di fatto , non ci sono i soldi ..la crisi imperversa bisogna stringere la cinghia












La CEI protesta per i tagli alla scuola privata



dopo due ore il governo da 120 milioni di euro per sovvenzionare



la scuola privata









martedì 2 dicembre 2008

L´OSSESSIONE DEL PECCATO



Poiché in quasi metà degli Stati del pianeta (91 secondo l´Arcigay) l´omosessualità è un reato, punibile in 19 paesi anche con la morte; e poiché perseguire per legge le attitudini sessuali è una evidente mostruosità, la delegazione francese all´Onu ha proposto la "depenalizzazione universale dell´omosessualità".


Una di quelle nobili formule retoriche di non evidente e immediata applicazione, comunque utili per richiamare all´attenzione del mondo almeno qualcuno dei tanti orrori e soprusi in corso.



Si rimane dunque di stucco leggendo che monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, si è pronunciato contro la proposta francese. Portando controdeduzioni così causidiche, e così stravaganti, da dovere essere rilette almeno tre o quattro volte nel timore di non avere capito bene.


Monsignor Migliore sostiene infatti che un eventuale pronunciamento sulla depenalizzazione dell´omosessualità, imponendo o suggerendo "agli Stati di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, creerebbe nuove e implacabili discriminazioni, per esempio mettendo alla gogna gli Stati che non riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso".Vale a dire, sempre che il pensiero del monsignore sia decifrabile: se si comincia col salvare dal capestro un omosessuale, il rischio è che la mania modernista dei "diritti" faccia il suo subdolo corso e arrivi a fare pressione sugli Stati omofobi affinché accettino i nostri costumi relativisti, e sfascia-famiglie.


Un volo pindarico del genere, che trasforma la discussione su un abominio in un predellino dal quale spiccare il volo per preservare dalla depravazione occidentale i rudi ma rispettabili costumi delle società patriarcali e omicide (omocide), è davvero impressionante.


Il nesso tra la salvezza degli omosessuali dalla forca o dalla lapidazione o dalla galera, e il "matrimonio tra persone dello stesso sesso", è ovviamente inesistente. Oppure, può venire in mente solo a chi anteponga brutalmente una propria ossessione dogmatica alle urgenze umane, al sangue e al dolore delle persone perseguitate.


E dunque sia disposto a confondere il più elementare diritto alla vita e alla libertà con un grimaldello buono per scassinare i costumi timorati, e le tradizioni solide.Spiace dirlo, ma non è un ragionamento, è un obbrobrio.


Così inspiegabilmente goffo da mettere malinconia prima ancora che indurre a indignazione: quel genere di malinconia che coglie le persone di buona volontà, non importa se credenti oppure no, di fronte alla singolare pervicacia con la quale molte voci ufficiali della Chiesa romana sembrano voler dare voce più a una sorta di panico ideologico, tanto più aggressivo quanto più spaventato, che a una comprensibile confutazione di quegli aspetti della vita sociale che confliggono con i regolamenti ? specie quelli sessuali, vera ossessione clericale di questo scorcio d´epoca ? del Vaticano. Fare di una così ragionevole e civilissima causa (appunto la depenalizzazione dei comportamenti omosessuali) un´occasione di incomprensibile e non richiesto zelo nei confronti di quelle società ancora impenetrabili ai diritti individuali, è qualcosa di più di un incidente di percorso. E´ un´incauta e controproducente confessione di refrattarietà alla migliore e più condivisibile delle culture umanitariste, quella che fa della persona la sede inviolabile dei diritti.


Viene da pensare che la persona, secondo la visione del rappresentante della Santa Sede, venga comunque dopo la Morale e dopo la Famiglia.


Come se Morale e Famiglia non fossero al servizio della persona, ma fosse questa a doversi accontentare dello spazio concesso da quelle. Se poi lo spazio, in novantuno paesi della Terra, è così angusto da soffocare ? su sentenza di un giudice ? la persona omosessuale, si suggerisce di non dirlo troppo ad alta voce: per non irritare il giudice? Per non fargli paventare l´imminente matrimonio gay, magari con canti e ghirlande, del condannato scampato alla morte oppure scarcerato a causa dell´intrusione francese?


Speriamo di avere frainteso le parole di monsignor Migliore. E speriamo che le abbia fraintese anche lui.


martedì 02 dicembre 2008 , la repubblica

martedì 25 novembre 2008

Walter e Massimo




















Serenamente analizzata la situazione politica,

sentiti con un piccolo sondaggio svariati amici elettori democratici,

valutata la situazione economica,

ecco una semplice ma decisiva conclusione:



Bibì e Bibò hanno rotto i coglioni.








È dal 1994 che assistiamo al trionfo di Berlusconi Silvio, ed è da allora, e pure da prima, che nel maggior partito della sinistra italiana Bibì e Bibò si fanno i dispetti come all'asilo.





Uno diventa segretario, l'altro fa la fondazione; uno diventa ministro, l'altro fa le primarie col fax; uno diventa presidente del consiglio, l'altro gli tira una torta.


Bibì fa il governo ombra, Bibò non ci sta.


Bibì apre una televisione di condominio, anche Bibò apre una televisione di condominio.


Bibì vuole il congresso, anzi no; Bibò è contro il congresso, anzi no.


Bibì ha la Binetti, Bibò vuole Casini.


Bibì scrive romanzi, Bibò si compra una banca.


Bibì mette Bettini in una stanza a fare le liste elettorali (tra cui il noto Villari, chapeau!),


Bibò ha un braccio destro come Latorre (e ho detto tutto).


Bibì tenta di parlare di politica, ma diventa uno spot del libro di Bruno Vespa, e questo è il posto dove ci tocca vivere.





Presto arriveremo al caffè versato sui pantaloni (ops! scusa, Massimo!), alla macchina rigata (ops! scusa, Walter!), allo sgambetto, al cuscino che scoreggia, alla stretta di mano con scossa elettrica: nemmeno Franco e Ciccio erano durati tanto con lo stesso repertorio.


Dichiarano, esternano, cooptano sodali e complici per i loro dispettucci, muovono pedine ognuno per irritare l'altro. E non si rendono conto che il loro pubblico non ride più da un pezzo, che è più povero, più stanco, più precario, più cassintegrato, più solo.





In platea le sedie vuote aumentano, manca poco al lancio di ortaggi, altro classico dell'avanspettacolo. Bibì, Bibò e Capitan Cocoricò che intanto, da Arcore, se la gode e se la spassa, fa e disfa, diventa ogni giorno più ricco e potente e arrogante e pericoloso.






Che brutto spettacolo, compagni democratici. E il biglietto costa carissimo per tutti.

mercoledì 19 novembre 2008

Guarire

vedi il video
censurato
Ci sono argomenti che è meglio non affrontare, termini che è preferibile non utilizzare, per questioni di decenza, per morale, e ci sono film che è il caso di tagliare, perchè potrebbero risultare "diseducativi". Figuriamoci poi se si tratta di un video di inchiesta dal taglio giornalistico... si passa direttamente alle minacce di querela.La vicenda è estremamente semplice. Saverio Tommasi, attore e regista e Ornella De Zordo, consigliere comunale a Firenze ( nota alle cronache anche per le ultime polemiche con il sindaco Dominici) decidono di mettere sù un progetto di "informazione alternativa" con una serie di dieci inchieste video inerenti temi di attualità. Realizzano la prima. Il tema è scottante ( chiesa e omosessualità), i contenuti promettono un gran bene, lo stile accattivamente fa l'occhiolino alle Jene, il giornalista in questione fa “l'infiltarto” di turno. Durata 10 minuti. Il video viene mandato su youtube e in poco tempo riesce a collezionare parecchi consensi, le associazioni gay e lesbiche italiane lo rilanciano con foga, se ne occupa anche la stampa nazionale, grazie al tam tam attuato via mail dai due intrepidi reporter.Tuttavia dopo una presenza in rete per una decina di giorni e circa 12.000 visite totalizzate, youtube decide di rimuovere il video a causa di una “ presunta violazione della privacy”.Le motivazioni, a detta di Tommasi sarebbero ben altre, ovvero le minacce di querela giunte a lui e a De Zordo da parte di uno dei protagonisti del video, Luca di Tolve, esponente del gruppo Lot e promotore dei seminari di guarigione per problemi legati alla sfera sessule funzionali a “ restaurare la mascolinità”, attraverso la preghiera e l'ausilio dello Spirito Santo. Che Di Tolve sia un esponente del gruppo non è un mistero, sulla sezione “ chi siamo” del sito si legge: “ Siamo un gruppo di giovani cattolici che in passato hanno frequentato con beneficio i corsi di Living Waters e di Obbiettivo Chaire per le ferite della sfera affettiva e relazionale.”Subito sotto compare una foto in primo piano, esattamente quella di Luca di Tolve, che racconta ampiamente e dettagliatamente la sua esperienza di gay “guarito” ormai eterosessuale, senza fare mistero del fatto che a guarirlo sia stata la scoperta delle teorie di Joseph Nicolosi nonché “ Tre rosari al giorno, i corsi del gruppo Chaire e quelli di Living Waters”.Fermiamoci un attimo su questi due gruppi. Il Living Waters ha come riferimento il pastore evangelico Andy Comiskey, anche lui ex-gay, creatore nel 1980, di un programma di guarigione interiore per problemi legati alla sfera relazionele e sessuale. Invece, Obiettivo Chaire- si legge su Wikipedia- è un gruppo cattolico che, nella fedeltà alle posizioni dottrinali del magistero della Chiesa cattolica riguardo all'omosessualità, si propone di «offrire risposta alla richiesta di aiuto pervenuta da molte persone [...] ferite nella propria identità sessuale, in particolare per tendenze di natura omosessuale». Si rivolge esplicitamente a «quelle persone che rifiutano la logica dell'attivismo gay e chiedono di essere accompagnati a superare il loro disagio, ritrovando il disegno originario di Dio sulla loro vita».Gruppi cattolici dunque, che si mettono in moto nella convinzione di rendere un servizio a persone sofferenti e malate, in questo caso omosessuali, con l'aiuto della religione e della preghiera, e appoggiandosi a strutture cattoliche. In sostanza: dall'omosessualità si può uscire cone si può uscire dalla droga.I siti di riferimento, quelli citati sul video, sono un continuo rimando, in molti casi è possibile trovare del materiale documentario, anche di carattere scientifico, o pseudo, più una serie di consigli per genitori e amici.Il lavoro fatto da Saverio Tommasi e Ornella De Zordo, è dunque un lavoro di documentazione e analisi, in primis dei documenti cartacei, che è possibile reperire anche on-line e delle diverse teorie che vi ruotano attorno, come la presunta responsabilità della figura materna nel caso dell'omosessualità del figlio, maschio... Ma nulla ha a che vedere con la violazione della privacy ( l' unica persona ad essere ripresa in volto è il padre esorcista mentre celebra la messa). Piuttosto ha i toni polemici di una denuncia. Assimilare l'omosessualità alla presenza di Satana sulla terra ( cpome avviene durante il corso in cui Tommasi si è infiltrato), e sostenere che “Pasolini morì a causa delle sue abitudini sessuali...” sono affermazioni pesanti e che difficilmente possono scrollarsi di dosso l'ombra omofobica che potrebbe celarsi dietro. L'Arcigay nazionale, dal canto suo, grida vergogna e “...denuncia questa aggressiva escalation contro l’omosessualità, che sparge menzogne e procura concreti danni ai vissuti delle persone che cadono in questa rete di esaltati cattolici reazionari!”. “ Le gerarchie cattoliche- scrive il presidente, Aurelio Mancuso- che ogni giorno pubblicamente condannano l’omosessualità, si affidano ora a praticoni apprendisti stregoni, che cercano di dimostrare che dall’omosessualità si può guarire, spargendo pericolissime idee e giudizi sul ruolo genitoriale e sui modelli sociali di riferimento, che dovrebbero preoccupare in primo luogo i cattolici.”Per molto tempo considerata una malattia psichiatrica, l'omosessualità ha perso quest'etichetta dalla metà degli anni '70, dal '93, questa posizione è stata fatta propria anche dall'OMS. Ciononostante essere omosessuali continua ad essere un reato, punibile anche con la pena di morte o con la reclusione, in molti paesi nel mondo, 94 gli Stati in cui esiste il ’reato di omosessualità’, in 7 di questi (Iran, Mauritania, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria) vige la pena capitale. Però la proposta francese di una moratoria internazionale per il reato di omosessualità da portare all'ONU è stata accolta in maniera critica dal Vaticano, suscitando una serie di polemiche successive fino ad un sit-in svoltosi il 6 dicembre.Secondo il Vaticano, infatti, chiedere la depenalizzazione del reato di omosessualità porterebbe come conseguenza ad una serie di pressioni all'interno degli stati che non accettano unioni fra persone dello stesso sesso. Recentemente una leggera marcia indietro, tramite il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi: “ "La Chiesa è certo per una depenalizzazione della omosessualità, non è per riconoscere leggi penali che considerino crimine l'omosessualità".Fermo restando che al momento si tratta di una proposta, da avanzare al'ONU, di cui il Vaticano non fa parte.

L'altra inchiesta


vedi il video

martedì 18 novembre 2008

FROCI, ZINGARI, NEGRI, OPERAI E VLADIMIR LUXURIA


Non mi è mai piaciuto Giovanni Dall'Orto
l'ho sempre considerato un gay di destra e in effetti lo è
ma per la prima volta alcune sue considerazioni sono molto interessanti


eccole qua!


NEGRI, OPERAI E VLADIMIR LUXURIA

di Giovanni Dall'Orto.
Da qualche tempo mi giungono segnali sul fatto che a sinistra si sta ahimè diffondendo una "leggenda urbana" che dice
che la sinistra in Italia ha perso perché pensa solo a froci, negri e zingari, e ha dimenticato la classe operaia.
Ora, questa frase era già stata messa in bocca a un anonimo operaio della Fiat Mirafiori in uno strano articolo di Maurizio Pagliassotti su "Liberazione" del 16 aprile 2008 ("strano" al punto che su un forum online è stato fatto notare che il suo intento sembra semmai insinuare che gli operai hanno votato Lega e non la sinistra perché sono razzisti, omofobi e fascisti. Per parafrasare Brecht, quando un popolo fa capire di non volere più una classe politica, essa spesso decide che è arrivato il momento di cambiare il popolo).
Un mito di destra spacciato come idea di sinistra Nonostante "Liberazione" sia caduta nella trappola di sdoganarlo a sinistra (ma il quotidiano di Rifondazione comunista aveva la coda di paglia, come vedremo poi), in realtà, come ho già avuto modo di sottolineare altrove, le radici di questo mito stanno a destra, e chi ne ha fatto ampia propaganda sono stati semmai i giornali di destra, da "Libero" a Ladestra.info. Tant'è che un illuminante articolo sui "Libero", in data 25-04-2008 (A furia di pensare ai gay la sinistra li perde per strada, di Fausto Carioti) dimostra che in realtà il misterioso operaio omofobo, ovviamente di nuovo rigorosamente anonimo (questa volta è di Piombino) era all'opera già da prima della sconfitta elettorale: nel dicembre 2007 infatti Fabio Mussi "mostrava ai giornalisti" un grido dal cuore di questo ex elettore che lagnava: "Non vi seguo più, ormai vi occupate soltanto di carcerati, di finocchi e di negri".
Ora, a leggere queste lamentele parrebbe che l'Italia sia un Paese in cui, durante il governo del centrosinistra, sono state approvate decine di leggi di tutela di carcerati, finocchi, negri e zingari.
La realtà è, invece, esattamente all'opposto: l'Italia è, anche grazie all'ignavia della sua sinistra, il Paese europeo più arretrato in (quasi) tutti questi campi. Si potrebbe pensare allora che, almeno, visto che non si è ottenuto nulla sul fronte dei diritti civili, l'Italia sia riuscita almeno a tutelare i cittadini sul fronte dei diritti dei lavoratori. Ma neppure questo è vero: siamo l'unico Paese europeo (assieme alla Grecia) a non avere il sussidio di disoccupazione, abbiamo i salari più bassi della Vecchia Europa, nonché i lavoratori più precari e privi di speranze, al punto che si è creata una crisi demografica da far paura perché i giovani, semplicemente, non si possono più permettere di fare figli: perfino il papa se n'è accorto e se ne lagna! Quando la sinistra fa concorrenza alla Lega Insomma, per farla breve la questione omosessuale in Italia è stato un nodo che la sinistra si è rivelata, culturalmente e politicamente, incapace di sciogliere. A differenza di quanto è accaduto nelle altre nazioni europee. La soluzione della sinistra italiana, a questo punto, qual è oggi? Forse cambiare cultura e politica, in modo da recuperare il tempo perduto? Ma neanche per sogno: Brecht insegna. La soluzione è cambiare gli elettori. Cioè spostarsi a destra, verso elettori omofobi e xenofobi da titillare nei loro preconcetti... costa meno fatica che ostinarsi a voler cambiare le cose!
A mio parere il metalmeccanico di Piombino, o della Mirafiori, è il corrispondente di sinistra del "Joe l'idraulico" della campagna presidenziale statunitense: l'onesto lavoratore il quale lamenta che la promessa di tassare di più chi percepisce oltre 250.000 dollari all'anno avrebbe andato in rovina i lavoratori come lui. Peccato poi che si scopra che Joe l'idraulico non si chiama Joe, non fa l'idraulico, e che dichiara al fisco appena 40.000 dollari all'anno (...e gli altri 210.000?). E che oltre tutto non voterà neppure!
In altre parole, il metalmeccanico comunista omofobo di Piombino non è altro che una figura di fantasia, creata da una classe politica di sinistra incapace di fare il proprio mestiere, che si è inventata su misura l'elettore di cui ha bisogno pur di non andare incontro ai bisogni reali di coloro che dice di rappresentare.
E che infatti non l'hanno votata, indovinate voi perché. La centralità politica della questione omosessuale Ora, io non so perché mai la destra abbia dato tanta importanza alla questione omosessuale. Ne convengo con i nostri critici: i problemi di una minoranza del 5% non dovrebbero bloccare una nazione intera. E tuttavia non è la sinistra ad averla bloccata, sono stati sempre la destra ed il centro. Mastella aveva addirittura preannunciato che sarebbe uscito dalla maggioranza il giorno stesso in cui essa avesse affrontato la questione del Pacs/Dico. Dunque, se per la questione omosessuale vale la pena di far cadere un governo, com'è possibile che la sinistra non abbia su tale questione una posizione, una proposta, una capacità d'analisi in materia? Non dico che non debba dormirci su la notte, ma se questo è un terreno di scontro scelto dal nostro nemico per combatterci, perché abbandonarlo senza neppure tentare una resistenza?
La ragione è purtroppo che il centrosinistra italiano vive come una spina nel fianco le questione dei diritti lgbt. La chiesa cattolica, alla quale per ragioni che mi risultano misteriose ha deciso di doversi sposare per l'eternità, ne fa una questione di principio.
E non avendo il centrosinistra italiano nessun principio di nessun tipo, non vede motivo per farne lei, a sua volta, una questione di Princìpi. Pertanto, parve bello e "progressista" eleggere nelle proprie file Franco Grillini, creatore e presidente per dieci anni della più importante organizzazione gay d'Italia, ma solo perché si pensò che sarebbe stata una presenza simbolica. Ma dal momento in cui Grillini dimostrò di fare sul serio, proponendo leggi e facendo quotidianamente le pulci all'omofobia della classe politica italiana, la politica lgbt è diventata a sua volta un problema.
Da qui la decisione, assolutamente catastrofica, di eleggere da quel momento in poi unicamente sbiaditi zii Tom, il cui compito non è mai stato portare le istanze del movimento lgbt nella politica, bensì quello di ficcare in gola le esigenze della politica alla dirigenza di tale movimento.
Il risultato è stato, prevedibilmente, disastroso.
Gli zii Tom in Parlamento
Particolarmente catastrofica è stata la decisione da parte di Rifondazione Comunista di far eleggere quale "rappresentante" del movimento lgbt italiano Vladimir Luxuria, il cui merito principale era l'aver organizzato feste e spettacoli di successo, nonché di essere diventata una presenza costante nei talk shows televisivi. Vladimir era infatti l'uomo di "Liberazione", a cui collaborava di tanto in tanto, e questo bastava a qualificarla come la persona adatta al ruolo.
E lo era. Tant'è che la sua prima dichiarazione dopo l'elezione fu che i Pacs non erano affatto nel programma dell'Ulivo. Se non altro Vladimir aveva capito benissimo cosa gli veniva chiesto di fare in quel ruolo.
Né è diverso il ruolo affidato oggi, o affibbiato, alla precedentemente sconosciuta neo-onorevole Paola Concia che, al di là della sua buona volontà, serve unicamente a tenere a bada le rivendicazioni del movimento gay, non certo a farle avanzare.
Ecco un esempio: un mio collega ha fatto un'inchiesta sui gay nell'esercito, ed ha chiamato il Pd per avere la dichiarazione in materia da parte del ministro ombra della Difesa e del Ministro ombra dell'Interno. Stupore e scandalo da parte della segretaria: "Ma perché vuole parlare con loro? Per queste cose c'è Paola Concia". Della serie, le mani le facciamo sporcare a lei, in questo modo si evita di dover prendere posizione noi sulle questioni scottanti...
Anche di recente, nella polemica relativa alle ributtanti dichiarazioni omofobe della Binetti, che ha detto che i gay sono tutti pedofili, il ruolo della Concia è stato chiaramente quello di sopire e minimizzare ("È stata solo una polemica avviata da Franco Grillini": be', allora meno male che Franco Grillini esiste!).
Il caso Luxuria è finalmente esploso in tutta la sua contraddittorietà quando la simpatica soubrette pugliese è finita all'"Isola dei famosi", facendo scoprire ai compagni di partito di essere ciò che era sempre stata: un personaggio mediatico. (Al proposito condivido la critica contenuta il 12 novembre 2008 nell'articolo Luxuria, da "Bella ciao" a "Ciao bella", su "Il Riformista"). Non condivido insomma lo scandalo che ne è seguito fra i comunisti. Perché quando Luxuria fa la soubrette oggi, fa né più né meno che quello che faceva dieci anni fa. L'errore nella sua elezione è stato di chi (Bertinotti in testa) s'è illuso di poter sostituire la realtà con la tv, il lavoro di base con i salotti televisivi, i militanti gay che lavorano sul territorio con gli ospiti del Maurizio Costanzo show...
Quindi non è stato di Luxuria, che ha fatto quel che sapeva fare: spettacolo. Dirottando per esempio la discussione sulla questione omosessuale dagli scomodi Pacs, alla molto più futile questione di quale gabinetto debbano usare in parlamento i deputati transgender.
Cari compagni di Rifondazione, ma non l'avevate eletta proprio per questo: per far spettacolo anziché politica "scomoda"? E allora, di che vi lamentate, se vi ha aiutati nella vostra battaglia vittoriosa per evitare che si discutesse di Pacs... anche se poi tale vittoria vi è costata la disfatta nelle elezioni? La scelta è stata vostra, non sua... o nostra.
Conclusione
In conclusione, non è vero che la sinistra si sia occupata "troppo" di gay, quindi non è vero che il popolo di sinistra non voti i partiti di sinistra per tale inesistente ragione, e infine non è vero nemmeno che esista nella sinistra "il metalmeccanico di Piombino" che esprime istanze di questo tipo.
Esistono, ovviamente, operai omofobi e leghisti, e sarei un cretino a negare questo fatto, ma è ovvio che costoro voteranno Lega.
E se permettete, delle opinioni politiche dei miei nemici, posso anche fregarmene.
Gli operai comunisti omofobi ci sono. Ma il movimento gay discute con loro fin dalle origini (celebre è diventata la frase "Sono d'accordo con quanto ha detto il compagno busone prima di me", detta a un'assemblea in cui aveva parlato Franco Grillini per Arcigay), ed ogni volta che ha avuto la possibilità di discuterci alla fine non si è mai trovato di fronte ad una porta sbarrata. Mai. Difficoltà, incomprensioni, sì, litigi, più di una volta, ma mai porte sbarrate. Dunque costoro ci sono ma, a sinistra, non sono mai stati loro il problema. Tant'è che il problema qui è la dirigenza comunista omofoba, che non ha mai mandato giù l'idea di doversi confrontare con le richieste politiche dei busoni. Punto e a capo.
Personalmente, non credo che Berlusconi riuscirà ad arrivare alla fine del quinquennio. Sta agendo come se fosse guidato da una mano Provvidenziale per alienarsi i suoi elettori, a furia di insulti, minacce, bugie clamorose e manganellate. (Vai avanti così, Silvio, che vai bene!).
Né penso che sia destinato a durare a lungo quel pasticcio a nome Pd (un ircocervo tanto contro natura che al Parlamento Europeo non sanno in che gruppo ficcarlo), che per trapiantare Binetti su Pannella ha dovuto eliminare gli anticorpi per evitare rigetti, e per questo adesso rischia di morire alla prima infezione che si manifesti.
Ciò detto, penso ahimè pure che quanto detto da Nanni Moretti del Pd ("Con questi politici non vinceremo mai"), valga anche per la dirigenza della sinistra. Una classe politica che s'inventa il metalmeccanico di Piombino solo per giustificare le proprie mancanze di coraggio e incapacità d'analisi, e che crede che basti esibire in parlamento una soubrette televisiva come foglia di fico per rimediare al pasticcio, non ha futuro. Ha solo, come si suol dire, "un grande passato davanti a sé".

sabato 8 novembre 2008

Giorgiana


La risposta dell'Unità a Cossiga



«Se l'ex presidente Cossiga si fosse limitato ad accusarci di "istigare" qualcuno, avremmo volentieri evitato di rispondergli. L’Unità è sotto gli occhi di tutti e ciascuno può facilmente verificare il contenuto e il tono dei nostri articoli.Il fatto è che, il 23 ottobre, in un'intervista, aveva suggerito di "infiltrare il movimento con agenti provocatori". E ieri, nella sua lettera indirizzata al capo della polizia, ha auspicato che ci sia "una vittima"."Agenti provocatori", "vittima". È una sintesi molto precisa di quel che accadde il 12 maggio del 1977 quando a Roma fu uccisa una ragazza di 19 anni, Giorgiana Masi. Ancora non è chiaro come siano andate veramente le cose. Però si sa per certo che la stessa persona che oggi dà certi suggerimenti e formula certi auspici era, all’epoca, ministro dell’Interno. Per questa ragione – con tutto il rispetto – ci sentiamo in dovere di rivolgere al presidente Cossiga una domanda: chi ha ucciso Giorgiana Masi?»



Pubblicato il: 08.11.08 L' UNITA'

venerdì 7 novembre 2008

Storia di Luigi delle Bicocche



Questa che vado a raccontarvi è la vera storia di Luigi delle Bicocche, eroe contemporaneo a cui noi tutti dobbiamo la nostra libertà






Piacere, Luigi delle Bicocche Sotto il sole faccio il muratore e mi spacco le nocche.


Da giovane il mio mito era l’attore Dennis Hopper Che in Easy Rider girava il mondo a bordo di un chopper


Invece io passo la notte in un bar karaoke, se vuoi mi trovi lì, tentato dal videopoker,


ma il conto langue e quella macchina vuole il mio sangue ..un soggetto perfetto per Bram Stroker




Tu che ne sai della vita degli operai


Io stringo sulle spese e goodbye macellai


Non ho salvadanai, da sceicco del Dubai E mi verrebbe da devolvere l’otto per mille a SNAI


Io sono pane per gli usurai ma li respingo


Non faccio l’ Al Pacino, non mi faccio di pacinko Non gratto, non vinco, non trinco/ nelle sale bingo/ Man mano mi convinco/ che io


sono un eroe,


perché lotto tutte le ore.


Sono un eroe


perché combatto per la pensione


Sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari dei cravattari


Sono un eroe


perché sopravvivo al mestiere.


Sono un eroe straordinario tutte le sere


Sono un eroe e te lo faccio vedere.


Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere




Stipendio dimezzato o vengo licenziato


A qualunque età io sono già fuori mercato …fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera


io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini ..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io


sono un eroe.


Per far denaro ci sono più modi, potrei darmi alle frodi E fottermi i soldi dei morti come un banchiere a Lodi


C’è chi ha mollato il conservatorio per Montecitorio Lì i pianisti sono più pagati di Adrien Brody


Io vado avanti e mi si offusca la mente


Sto per impazzire come dentro un call center


Vivo nella camera 237 ma non farò la mia famiglia a fette perché sono


un eroe.




vedi...

giovedì 6 novembre 2008

A passo di gambero






Genitori ...biologici



Se non fossi diventato un giocatore dell'Inter, di me non gliene importerebbe nulla








MILANO - Un comunicato sul sito ufficiale. Inchiostro nero su sfondo grigio. Per rispondere ai «signori Thomas e Rose Barwuah, i miei genitori biologici». Mario Balotelli si affida al web per ribadire che l'unico legame che prova «è con le persone che mi hanno amato come un figlio. Gli altri, per me, sono degli estranei». Una dura presa di posizione, da parte dell'attaccante dell'Inter, al quale non sono affatto piaciute certe dichiarazioni alla stampa. «Si è scritto di due persone costrette, perché povere e senza lavoro, a 'dare in adozione' il figlio. Falso, perché non sono mai stato dato in adozione e soprattutto nessuno li ha mai costretti ad abbandonarmi in ospedale quando ero neonato e a sparire negli anni successivi all'affido».






ASSENTI PER 16 ANNI - Balotelli poi aggiunge: «Perché nessuno ha chiesto ai signori Barwuah, che oggi si fanno fotografare sui giornali con facce tristi e la mia foto con maglia dell'Inter in mano, come mai, una volta che sono guarito, non hanno fatto domanda in Tribunale per riprendermi? E perché per 16 anni, a parte qualche visita all'inizio, grazie alla pazienza di mamma e papà che mi portavano da loro, hanno pensato bene di sparire salvo venire allo scoperto adesso che sono diventato un giocatore di serie A? Per 16 anni non ho nemmeno ricevuto una loro telefonata nel giorno del mio compleanno. Con loro, dai due anni in poi, non ho mai vissuto. Ora però vogliono far sapere a tutti che sono loro i 'veri' genitori e che vogliono il mio affetto, come se fosse un loro diritto derivante dallo stesso sangue».

ACCUSE BUGIARDE - Balotelli si dice addolorato che «nonostante la mia richiesta di smetterla, continuino a farsi intervistare sperando di ottenere chissà quale vantaggio e lanciando accuse bugiarde a mamma Silvia e papà Franco. I quali non erano affatto ricchi quando mi hanno accolto, né lo sono oggi. Papà pensionato e mamma casalinga, due persone normalissime e con altri figli. E che non hanno mai parlato male dei miei genitori biologici davanti a me (come è stato invece bugiardamente scritto) e a tutt'oggi scelgono il silenzio e il non apparire per un'unica ragione: il mio bene. Poiché mi aspetto, a breve, di vedere i signori Barwuah lanciare appelli anche davanti alle telecamere nelle trasmissioni tv, dichiaro fin d'ora che questi appelli, opportunistici e tardivi, non otterranno alcuna risposta - conclude Balotelli - Ribadisco che penso che se non fossi diventato Mario Balotelli, di me ai signori Barwuah non gliene importerebbe nulla».


lunedì 3 novembre 2008

Mignottocrazia


ROMA - Paolo Guzzanti, senatore di Forza Italia, torna a criticare Silvio Berlusconi e, stavolta, attraverso le pagine del suo blog, se la prende anche con Mara Carfagna. Il ministro viene definito "calendarista alle pari opportunità", "inadatta" a ricoprire quel ruolo. Non solo: quella di Berlusconi, nei suoi confronti, sarebbe stata una "nomina di scambio", offerta in cambio di qualcosa che il senatore non specifica. Una presa di posizione che fa seguito alle dichiarazioni, rilasciate lo scorso 8 ottobre, quando Guzzanti aveva attaccato il premier per aver lodato la Russia di Putin. "Berlusconi mi fa vomitare", aveva detto in quell'occasione. Adesso critica senza troppe mezze misure il ministro delle Pari Opportunità: "Secondo quanto dicono alcuni testimoni che considero credibili, attendibili e tutt'altro che interessati - scrive nei commenti, rispondendo ad un suo lettore - esistono proporzionati motivi per temere che la signorina in questione occupi il posto per motivi che esulano dalla valutazione delle sue capacità di servitore dello Stato, sia pure apprendista. La sua intelligenza politica è nulla". Ancora: "Resta aperta una questione irrisolta: quali meriti straordinari hanno condotto questo giovane cittadino della Repubblica ad una carriera così fulminea? Mi chiedo come questa persona abbia ottenuto il posto". Ma l'accusa di Guzzanti è più pesante, perché è quella di una vera e propria nomina di scambio, un favore fatto alla Carfagna dal premier. Facendo riferimento ad alcune intercettazioni mai pubblicate dai giornali, ma che lui avrebbe letto, Guzzanti risponde ad un lettore che gli chiede se le "nomine di scambio" fossero più d'una: "Per quel che ne so, dai testi oculari, più di una. Per questo lo scandalo sarebbe devastante, costituzionalmente e istituzionalmente devastante. Più di scambio, tratterebbesi di compenso. Come scrisse Cossiga: 'ai miei tempi si offriva un filo di perle o un appartamento'".
Guzzanti è padre della comica Sabina, alla quale proprio la Carfagna ha chiesto un milione di euro di danni. A chi lo attacca per questa sua presa di posizione contro la Carfagna, Guzzanti dice: "C'entra il senso dello Stato, il primato delle regole, la limpidezza della democrazia. Abbasso la mignottocrazia, viva la Repubblica". E nel post vero e proprio, il senatore si chiede se sia possibile che in una democrazia "il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente? Potrebbe essere il suo giardiniere che ha ben potato le sue rose, l'autista che lo ha ben guidato in un viaggio, la meretrice che ha ben succhiato il suo uccello, ma anche il padre spirituale che abbia ben salvato la sua anima, il ciabattino che abbia ben risuolato le sue scarpe". Infine, un altro interrogativo: "è lecito o non è lecito che si faccia ministro in uno Stato immaginario e anzi in un Pianeta di un'altra costellazione, una persona che ha come suo merito specifico ben soddisfatto il capo del governo?".


domenica 2 novembre 2008

Binetti





Binetti: un rimedio contro i pedofili




venerdì 31 ottobre 2008 , Il coriere della sera






ROMA — Senatrice Paola Binetti, ha visto il documento del Vaticano sui gay che non possono diventare preti?


«La Chiesa sta ribadendo una dottrina consolidata per la scelta dei suoi pastori. Del resto...».




Del resto cosa?


«Non dimentichiamo che proprio recentemente si è verificata la situazione drammatica dei preti pedofili».




E la pedofilia ha a che fare con la omosessualità?


«Stiamo attenti. Il documento della Congregazione per l'Educazione cattolica parla di "tendenze omosessuali fortemente radicate" ».




Quindi?


« Quindi queste tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia. Siamo davanti ad un'emergenza educativa».




Educativa?


«Ma sì. Il compito dei pastori della Chiesa si esplica al massimo proprio con i giovani, giovanissimi. Non mi stupisce che il Santo Padre abbia voglia di avere sacerdoti sani, sportivi, vissuti come modelli potenziali. Per questo ha ribadito anche l'importanza della castità. Perché...».




Perché?


«La pedofilia, in fondo, c'è anche nei confronti delle ragazzine. Anche se molto meno frequente».




Alessandra Arachi










Liberazione sabato 1 novembre 2008


Dopo le dichiarazioni della parlamentare su gay e pedofilia




Luca Trentini*








Le inaccettabili affermazioni dell'onorevole Paola Binetti a commento della decisione vaticana di escludere definitivamente i gay dai seminari riaprono una ferita mai rimarginata nel lungo e annoso conflitto fra gerarchia vaticana e comunità omosessuale. Costruire per l'ennesima volta un parallelo fra pedofilia e omosessualità non è solo affermare qualcosa di antiscientifico, è diffondere consapevolmente una visione falsa, distorta, persecutoria, diffamante e irresponsabile. Chiariamoci, nulla di nuovo. Queste affermazioni le abbiamo già sentite tante, troppe volte. Tuttavia fa scandalo che in questo paese si diano ancora cittadinanza a dichiarazioni che colpiscono la dignità di una intera comunità e perpetuano luoghi comuni e stereotipi degni delle più basse e retrograde frange della destra omofoba. Tutto ciò è parte di una più ampia strategia di delegittimazione che la gerarchia cattolica ha da tempo posto in essere per bloccare in origine qualsiasi apertura al riconoscimento della dignità e dei diritti degli omosessuali. Pochi giorni fa il Cardinal Caffarra, arcivescovo di Bologna dichiarava che "l'introduzione del matrimonio omosessuale rappresenta forse il più grave errore antropologico di cui si avvelena la postmodernità: l'espulsione dalla coscienza della diversità sessuale muta la natura del bene comune, dissesta cioè ogni forma di società umana". Le relazioni omosessuali sarebbero così un male assoluto, un disordine inaccettabile, innaturale, capace di distruggere la società. Semplicemente falso. E lo sa chiunque sia stato all'estero. Certo stupisce che il concetto di natura sia tirato in ballo in modo esclusivo. E' secondo natura una vita di castità? E' naturale la monogamia, la fedeltà, la continenza sessuale? La natura ci detta un mondo crudele, dove è il più forte a prevalere, dove non esiste pietà per i deboli e per i malati. Eppure nessuno dubita che in tutti questi casi sia lecito, anzi giusto e umano, andare contro natura, facendo prevalere quello che ci consiglia il cuore piuttosto che seguire i dettami dell'istinto. Ma per noi omosessuali il concetto non vale. La natura deve essere rispettata senza deroghe, senza pietà e misericordia, senza alcuna considerazione dell'umanità, dei sentimenti, dell'amore e della vita delle persone. D'altronde la parlamentare Binetti è una convinta assertrice della concezione che vuole l'omosessualità relegata all'ambito del disagio e della malattia. Insieme all'infettivologa Atzori sostiene la terapia ripartiva, condannata apertamente dall'ordine nazionale degli psicologi, ma sostenuta attivamente da gruppi cattolici e parrocchie. Siamo insomma di fronte all'ennesimo tentativo, nemmeno troppo velato, di regressione culturale, che vuole nuovamente spingere noi omosessuali nell'ombra della discriminazione, del sospetto, della sofferenza presentandoci all'opinione pubblica come un pericolo sociale. Tuttavia Paola Binetti dimentica che noi omosessuali, da Stonewall in poi, abbiamo dismesso il nostro "sguardo ferito", e non deroghiamo a nessuno la difesa della nostra dignità e della libertà che ci siamo guadagnati grazie al coraggio e alla sofferenza di molti. La denunceremo, perché reputiamo inaccettabile per un paese civile equiparare i nostri rapporti d'amore a degenerazioni psicologiche, accostare le nostre relazioni a istinti volgari e patologici, mettere in discussione la nostra lontananza da pratiche di violenza e sopraffazione che deprechiamo, soprattutto se perpetrate a danno di bambini. Non sta a noi confutare queste tesi sul piano scientifico: ci appelleremo per questo all'ordine nazionale dei Medici, che dovrà spendere parole chiare per mettere una pietra tombale su questi inaccettabili sospetti, che ancora popolano il sottobosco della subcultura popolare. Alla parlamentare diciamo solo di vergognarsi. Con le sue affermazioni arma la mano di chi ci aggredisce, giustifica l'odio di chi discrimina, soffia sulle braci della violenza omofoba, diffonde sospetti e paure. In un paese civile un affermazione del genere provocherebbe reazioni capaci di far saltare lo scranno su cui siede la nostra onorevole. Temo che da noi non sarà così. In nome di una falsa libertà di espressione si consentirà ancora che si calpestino le nostre vite, si nasconderà questa violenza ideologica sotto la cenere dell'"opinione personale" , nobilitando e legittimando la gravità di queste dichiarazioni. Si perderà l'ennesima occasione per stigmatizzare l'inumanità di tesi che hanno consentito fino ad oggi alla chiesa di confinarci in un recinto di sospetto e di nascondere la naturalezza e la verità dei nostri rapporti. Sappiamo bene che la maggioranza di questo paese non è con Paola Binetti, e questo ci da forza. Lavoreremo perché questo possa essere l'ultimo canto del cigno di una "cultura" ormai in disarmo.










lunedì 27 ottobre 2008

Facinorosi


I «facinorosi», come li chiama il presidente del consiglio (e come li definiscono i giornali di sua proprietà), finalmente hanno potuto parlare per due ore, in prima serata, sugli schermi del servizio pubblico. E, soprattutto, li hanno potuti vedere e ascoltare cinque milioni di telespettatori sintonizzati su Annozero. Un'audience altissima che diventa un dato politico. I volti dei ragazzi, giovanissimi o già trentenni, studenti delle scuole o ricercatori nelle università, hanno spiegato che vogliono studiare, conoscere, lavorare. Per una volta i giovani dentro la televisione non erano quelli, rissosi e arroganti di Amici, unica pedagogia mediatica diffusa dal piccolo schermo. E sarà più difficile, adesso che la tv gli ha dato la parola, ricacciarli dentro le lugubri gabbie cossighiane. Da Bologna, Annozero ha dato voce a un insegnante, e solo a lui, nonostante le telecamere in piazza avessero richiamato un piccola folla di studenti. E mentre il professore parlava della scuola elementare, il parlamentare leghista, ospite in studio, Roberto Cota, denunciava l'intollerabile censura: a uno studente di destra era stato impedito di intervenire. Per questo, ieri, l'ineffabile Gasparri chiedeva sanzioni contro Santoro. Come se far parlare uno studente di destra, in quella circostanza, in quella piazza, fosse stato un esempio di democrazia e non un gesto irresponsabile, che avrebbe scatenato la protesta di tutti gli altri studenti presenti.A tratti confusa per la molta carne messa sul fuoco, la discussione ha però centrato l'obiettivo di spiegare al telespettatore se è mai possibile credere che con i tagli decisi dal decreto Gelmini (che sarebbe più appropriato definire decreto-Tremonti), la ricerca potrà riprendere in Italia, e la scuola godere di un grande futuro. Gli studenti hanno argomentato, con parole semplici, e soprattutto con la propria esperienza, di vita, di studio e di lavoro, perché no.E saltava agli occhi la povertà degli argomenti portati dal centrodestra (rappresentato, oltre che dall'esponente leghista, anche dal vicedirettore del Giornale). Facilmente riassumibili: ci sono gli sprechi bisogna tagliare. A loro i ragazzi hanno replicato altrettanto sinteticamente: ci sono gli sprechi bisogna riorganizzare la scuola pubblica e quei soldi reinvestirli nella scuola pubblica.La difficoltà di sostenere che diminuendo i finanziamenti la scuola se ne sarebbe avvantaggiata era così evidente, da far morire il maestro unico resuscitandolo come «maestro prevalente».Nello studio di Annozero c'era il segretario del Pd, Walter Veltroni. Naturale che polemizzasse con Berlusconi, meno che per dimostrare l'allergia del governo (e del berlusconismo più in generale) a ogni forma di dissenso, prendesse ad esempio la situazione del nostro giornale: «Si può ancora avere un giornale come il manifesto e continuare a farlo uscire senza che nessuno lo chiuda?». Probabilmente non si può, perché i tagli di Tremonti sono precisi come quelli di un chirurgo. Ma anche perché l'informazione dei senza partito è diventata una merce rara ormai da molti, troppi anni. Anche a sinistra.

domenica 26 ottobre 2008

Preludio


Mi ricordo che quella mattina mi sono svegliato all'alba, con dentro un grande senso di aspettativa e ho pensato : "ecco questo deve essere il preludio della felicità, questo è solo l'inizio e d'ora in poi crescerà sempre di più".

Non mi ha sfiorato l'idea che non fosse il preludio.

Era quella la felicità, era quello il momento.. era quello...

venerdì 24 ottobre 2008

68


Franceschini ha risposto via tv al diktat più che bulgaro di Berlusconi: «Non si tocchi un capello ai ragazzi che lottano per difendere la loro scuola. Noi vigiliamo». Giusto e anche bello da sentire. Intanto, i dibattiti in video mostrano i portavoce del boss preoccupati di trovarsi di fronte a un nuovo ’68, che non saprebbero certo fronteggiare con l’abilità dei vecchi dc. E dire che il piano della Gelmini era quello, dichiarato, di cancellare gli ultimi 40 anni di storia scolastica. Perché la ministra, beata ignoranza, non sa nemmeno che il ’68 è stato sconfitto. Infatti, non pochi di quelli che lo hanno vissuto, sono saltati sul carro dell’uomo più ricco e potente d’Italia, cortigiani tra i cortigiani, in prima fila nel negare i diritti per i quali da giovani si erano battuti. Ma i berluscloni possono stare tranquilli: quello che vediamo non è affatto un nuovo ’68, ma potrebbe essere molto peggio per loro. Perché i ragazzi di oggi sanno usare la tv, hanno facce belle da mostrare e non hanno da perdere che le catene del loro precariato

mercoledì 22 ottobre 2008

Polizia negli atenei



Il nostro Presidente del Consiglio è evidentemente in difficoltà per fare dichiarazioni pesanti ed irresponsabili come quelle che fa. Evidentemente lui non ha nessuna abitudine ed attitudine al dialogo. D'altronde è sua abitudine di circondarsi di persone senza spina dorsale che sanno dire solo di sì al loro capo. Io sono molto preoccupato per la piega che possono prendere gli eventi a causa di questo irresponsabile. Il nostro Presidente del Consiglio, evidentemente in difficoltà e a corto di argomenti, cerca solo lo scontro. Non dobbiamo cadere in questo tranello. Dobbiamo portare avanti una battaglia giusta e sacrosanta senza cadere nelle sue provocazioni. Berlusconi spalleggiato dalle sue televisioni piene di opinionisti prezzolati spera in questo modo di far dimenticare alle persone i profondi problemi economici di questo nostro paese e le sue responsabilità. Vuole mistificare la realtà dicendo continuamente cumuli di ignobili menzogne. Vuole farci dimenticare i suoi numerosissimi conflitti di interesse (l'ultimo si è consumato pochi giorni fa, tutti i giornali hanno riportato la notizia che la figlia era entrata nel salotto buono della finanza e casualmente un mare di denaro pubblico è stato utilizzato per salvaguardare le banche dalla crisi finanziaria). L'operazione è chiara tagliare su scuola e sanità per dirottare il denaro pubblico sui settori a cuore degli "Interessi" (anche privati e personali) del nostro grande imprenditore liberista con i deboli (cittadini inermi, scuola e sanità) protezionista con gli amici e gli amici degli amici (banche e grande impresa). Perciò faccio un appello a tutti continuiamo a protestare senza lasciarci provocare. Resis









Da Vanity Fair, 22 ottobre 2008






Sono belli e allegri i cortei di questi giorni contro la riforma della scuola ideata dagli staff dei ministri Tremonti & Brunetta e poi passata sotto banco, durante l’intervallo, alla ministra Mariastella Gelmini, che a ogni interrogazione in pubblico, e con notevoli occhiali, la difende a memoria. Sono belli, allegri e irriverenti, come è giusto che sia (“taglia taglia e il bambino raglia”) in omaggio, anche, alla giovinezza. Sono persino educati. Infinitamente più educati di quanto non lo siano gli adulti, non solo i politici, che stanno (che stiamo) furiosamente scassando il mondo, incapaci di distribuire un po’ di riso, un po’ di medicine, un po’ di acqua pulita, un po’ di contraccettivi per alleviarne la deriva. Ma capacissimi di moltiplicare guerre e crolli finanziari. Consumi e fallimenti. Trovando in tre settimane migliaia di miliardi di dollari per salvare le banche, ma nulla, o quasi nulla, da decenni, per salvare qualche ragazzino africano dalla malaria e comprare dei banchi in più per gli scolari di Scampia. Dicono che gli studenti ne sappiano poco o nulla della riforma della scuola e che protestino per niente. Il niente sarebbero i grembiulini, il sette in condotta, il maestro unico e magari le classi dell’apartheid padana. Ma se davvero fossero niente, allora perché la riforma? E se non prevedesse il taglio di classi, di scuole, di posti di lavoro, e di buon senso, perché affannarsi a vararla? Per licenziare un po’ di bidelli? Ma no, dice la signora Gelmini. La quale sa anche sorridere mentre spiega che tagliando qui e là si rimetterà ordine al disordine scolastico, ci sarà più disciplina e più premi ai meritevoli. La sua carriera lo dimostra. Le classi dirigenti lo dimostrano e il mondo che ne consegue pure. Sarà quel suo sorriso lieto a irritare i ragazzi più della riforma, oppure solo le bugie?









"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico


Piero Calamandrei


Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950

martedì 21 ottobre 2008

Laviamo via il pregiudizio






«Se non si può vivere d’amore, si può morirne», dice un verso di John Donne. E penso a Matthew Shepard (vedi spazio nel blog http://tex-ognicosailluminata.blogspot.com/2008/09/matthew-shepard-10-anniversario.html ), un ragazzo gay di ventun anni, legato a un recinto e ucciso di botte in una notte di ottobre del Wyoming. Era il 12 ottobre 1998, dieci anni fa. La memoria corta dell’umanità non ha impedito di fare di questo ragazzo un simbolo della lotta contro l’omofobia. È anche per lui che la parola omofobia ha smesso di essere un vocabolo sconosciuto nelle nostre case, e molti Stati, non ancora l’Italia, si sono sentiti in dovere di adottare una legislazione idonea per combatterla. Memorabile l’orazione del padre di Shepard, nel corso del processo, di fronte agli assassini del figlio.Disse il padre: «Matt è divenuto un simbolo, alcuni dicono un martire, il ragazzo-della-porta-accanto contro i crimini motivati dall’odio. Va bene. Matt sarebbe contento di sapere che la sua morte è stata di aiuto per gli altri... La speranza in un mondo migliore, senza discriminazioni nei confronti delle diversità, era la sua molla. Lei, signor McKinney, e il suo amico, signor Henderson, avete assassinato mio figlio. Lei ha aperto gli occhi alla gente, ha permesso al mondo intero di comprendere che il modo in cui vive una persona non può giustificare la discriminazione, l’intolleranza, la persecuzione, la violenza. Io non potrò riavere mio figlio, ma posso fare del mio meglio perché questo non accada a un’altra persona o a un’altra famiglia. Mai più. Mio figlio è diventato un simbolo del rispetto dell’individualità e della diversità».Nella vita politica e personale, questo simbolo si accende, e spesso si spegne, in continuazione. Uno sguardo ai fatti, piccoli e grandi, dell’ultimo mese. In Ecuador, un referendum ha approvato, con oltre il 65% dei voti, la nuova Costituzione, che riconosce i diritti delle coppie di fatto, comprese quelle dello stesso sesso. In India, la Corte Suprema sta discutendo la richiesta avanzata da alcune associazioni di abolire il reato di omosessualità, previsto dall’art. 377 del codice penale: il verdetto sarà noto nei prossimi giorni. Tra poco sapremo anche cosa decideranno i cittadini della California, chiamati a votare, il 4 novembre, non solo per il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma anche, con apposito referendum, per abrogare la legge attualmente in vigore che consente i matrimoni gay. McCain vuole sfruttare a suo favore il voto anti-gay dei conservatori, mentre Obama ha dichiarato che quella legge deve rimanere in vigore. Intanto, il Connecticut ha esteso i diritti delle coppie eterosessuali anche a quelle omosessuali.In Italia riprende il dibattito parlamentare sull’omofobia e sulle unioni civili, che tante pene ha causato alla precedente legislatura. In Commissione Giustizia, la deputata Pd Paola Concia ha presentato la proposta di legge recante «Disposizioni in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere». Pochi giorni dopo, i ministri Rotondi e Brunetta hanno depositato la proposta di legge DiDoRe (Diritti e Doveri di Reciprocità dei conviventi), ennesimo acronimo che prova a regolamentare le unioni di fatto. Da quello che si può leggere, i DiDoRe rimangono nell’ambito del diritto privato, trascurano questioni fondamentali come la pensione e l’eredità e, richiedendo una convivenza da almeno tre anni, veicolano l’idea che i cittadini a cui si rivolge questa proposta di legge sono comunque meno affidabili di altri, quelli che possono sposarsi. A chi pensa esistano famiglie di serie A e di serie B, suggerisco la lettura di un libro appena uscito per le Edizioni Mimesis, «Le unioni tra persone dello stesso sesso», a cura di Francesco Bilotta, ricercatore di diritto privato a Udine, ma cresciuto alla cattedra di Stefano Rodotà. Attraverso profili di diritto civile, comunitario e comparato, per la prima volta in Italia si affronta il nodo giuridico delle famiglie formate da persone dello stesso sesso, studiando la percorribilità di una strada giudiziaria che consenta di tutelare i diritti delle coppie omosessuali. Per Anthony Giddens «una democrazia delle emozioni non fa distinzione di principio fra relazioni eterosessuali e omosessuali». Non serve dire: «ho tanti amici gay». Serve vivere in uno Stato capace di offrire a tutti i suoi cittadini le stesse opportunità. Inutile chiudere gli occhi: la famiglia è sempre una costruzione sociale. Il riconoscimento delle famiglie omosessuali, che di fatto già esistono, non toglie nulla a nessuno. È un’acquisizione di diritti per alcuni, non una riduzione di diritti per altri. Un percorso che, illuminando la vita di una minoranza, porta luce al futuro di un’intera società. Ma succede di finire nelle tenebre. È il caso di Chiara Atzori, infettivologa presso l’Ospedale Sacco di Milano e sostenitrice della terapia riparativa, che a Radio Maria, nella trasmissione «Il medico in diretta», rispondendo a un ascoltatore preoccupato che la “legalizzazione” dell’omosessualità possa diffondere l’Aids, non solo non sente il bisogno di spiegare che non siamo in Iran e che da noi l’omosessualità non è illegale, ma rincara la dose aggiungendo che «nei Paesi dove è avvenuta la normalizzazione dell’omosessualità, e quindi in qualche modo la depatologizzazione intesa come, così, equiparazione di un modo di essere come un altro, i risultati sanitari sono stati devastanti». Insomma la vecchia teoria del gruppo di untori (il trascritto verbatim della trasmissione è disponibile su internet). E questo proprio nei giorni in cui il Papa, in occasione dei 40 anni della Humanae Vitae di Paolo VI, lancia un nuovo attacco ai metodi contraccettivi. Ma dove sta di casa la scienza? La domanda circolava anche in un convegno organizzato dall’Associazione Italiana degli Psichiatri e Psicologi Cattolici, a Roma, lo scorso 11 ottobre. Nel tentativo, dicono gli organizzatori, di favorire un dialogo tra chi si riconosce nei valori della Chiesa (e quindi, deduco, nella convinzione ratzingeriana per cui «la persona che si comporta in modo omosessuale agisce immoralmente») ma anche, in quanto psicologo, appartiene alla comunità scientifica e quindi dovrebbe considerare l’omosessualità come una variante della sessualità umana. Come si può capire, si tratta soprattutto di un dialogo interno allo psicologo cattolico, che va comunque sostenuto con l’ascolto e la condivisione di materiale scientifico. Il convegno ha offerto l’occasione di ascoltare la bella testimonianza di Natascia, insegnante e laureanda in psicologia: «quello che posso dire riguardo alla mia esperienza, in parole semplici, è che nel momento in cui mi sono riconciliata con la mia affettività e il mio orientamento omosessuale lì ho trovato ad attendermi Gesù. Ho sentito un forte senso di liberazione e qualcosa si è sciolto dentro di me: finalmente potevo vivere pienamente la mia identità. È stato un cammino lungo che mi ha chiesto umiltà e coraggio, ma da sono ripartita per costruire una vita vera, sana ed equilibrata».Il problema è l’omofobia. Come assetto emotivo e fenomeno sociale. Un fattore così potente che spesso finisce per essere interiorizzato dalle stesse persone omosessuali, tradotto in vergogna e indegnità. Al punto da spingere alcuni a chiedere di essere aiutati a cambiare orientamento sessuale. Impresa impossibile, diceva Freud. Sciaguratamente, a questa domanda, alcuni psicologi, ai margini della comunità scientifica, rispondono proponendo nefaste “terapie riparative”, di “riconversione” all’eterosessualità. Interventi pericolosi, che rinforzano il pregiudizio e peggiorano lo stato psicologico di persone già sofferenti. A Napoli, il 9 ottobre, l’associazione «I-Ken», con il contributo di Provincia, Comune e Università, ha organizzato la prima giornata nazionale di studio: «Omofobia. Interventi integrati in ambito educativo». Quelli di «I-Ken» lavorano sodo sul territorio della città e si sono inventati un simbolo bellissimo: una saponetta rosa che lava via il pregiudizio. La democrazia, politica ed emotiva, è sempre imperfetta, ma buone leggi possono fare molto per migliorarla. Auguriamoci che la saponetta che lava il pregiudizio finisca nei bagni del nostro Parlamento.



Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, docente alla Università “Sapienza” di Roma
l'unita' 21 ottobre 2008