mercoledì 29 ottobre 2008
Senza parole
come se non bastasse
http://it.youtube.com/watch?v=ZqVr1l9fOdA
e per finire
http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/JMS/JMSRA.pdf
lunedì 27 ottobre 2008
Facinorosi
domenica 26 ottobre 2008
Preludio
venerdì 24 ottobre 2008
68
mercoledì 22 ottobre 2008
Polizia negli atenei
martedì 21 ottobre 2008
Laviamo via il pregiudizio
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, docente alla Università “Sapienza” di Roma
lunedì 20 ottobre 2008
Slogan
Gelmini, se hai fegato, rimetti il tuo mandato: questo ti grida chi il decreto lo ha studiato
Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini
"La Riforma fatela davvero: libri di testo a costo zero."
"Contro la Riforma non basta una sfilata: lotta dal basso auto organizzata."
"No alla scuola di classe."
"Berlusconi, Tremonti, Gelmini: non vogliono studenti, ma solo burattini."
CONTRO LA RIFORMA NON BASTA UNA SFILATA OGNI SCUOLA SARA’ UNA BARRICATA!
GELMINI E TREMONTI CI VOGLION TUTTI TONTI!!
Se l'istruzione vi sembra un costo, provate l'ignoranza
Maestro unico per un pensiero unico
più si taglia, più si raglia
PROTESTIAMO A OLTRANZA CONTRO L'IGNORANZA!
LA VOSTRA CRISI NON LA PAGHEREMO NOI!
LE NOSTRE MAESTRE SONO GIà UNICHE!
Al Silvietto e alla sciura, il SAPERE fa paura!!
Pochi pochi soldi, tanta fantasia, la scuola pubblica, la meglio che ci sia Tanti, tanti soldi, poca fantasia, la privata la peggio che ci sia
La pubblica è di tutti, stranieri e italiani, belli e brutti
TANTI BRAVI SOLDADINI (OVVERO: LA SCUOLA COME LA VOGLIONO TREMONTI E GELMINI)
MENO SCUOLA, LO DICE IL DECRETO PER FAR LE LETTERINE BASTA L'ALFABETO.
TAGLIATE LE ARMI PER RISPARMIARE LA SCUOLA PUBBLICA DEVE RESTARE
MINISTRO GELMINI MA DELL'ISTRUZIONE CAPISCI QUALCOSA O VUOI UNA LEZIONE?
DECRETO E FIDUCIA SONO IN SOSTANZA PAURA DEL CONFRONTO ED ARROGANZA
NOI DIFENDIAMO I VOSTRI BAMBINI PIU' CULTURA MENO GELMINI
PER BRUNETTA E PER GELMINI SIAMO TUTTI DEI CRETINI
http://it.youtube.com/watch?v=WZ6l63odxSY
venerdì 17 ottobre 2008
Nuova arte cinese
L'opera "Communication" realizzata da Cang Xn
giovedì 16 ottobre 2008
Travaglio
Una condanna a otto mesi e una multa di cento euro. Il Tribunale di Roma ha condannato il giornalista Marco Travaglio per un articolo pubblicato dal settimanale «L'Espresso» il 3 ottobre del 2002. Titolo del pezzo: «Patto scellerato tra mafia e Forza Italia».Cesare Previti, parlamentare, avvocato di Silvio Berlusconi e già condannato per le vicende Imi-Sir e lodo Mondadori, lo denunciò per diffamazione. Il giudice gli ha dato ragione, stabilendo anche un risarcimento danni di 20 mila euro in favore dello stesso Previti. Condannata anche Daniela Hamui, come direttore responsabile del settimanale, a 5 mesi e 75mila euro di multa. Sia per Travaglio che per la Hamui, comunque, la pena è sospesa.Nell'articolo Travaglio affermava che Previti, presente nello studio dell'avvocato Carlo Taormina, aveva partecipato a una riunione in cui con l'ex colonnello dei carabinieri Michele Riccio si sarebbe parlato di dare una mano a Marcello Dell'Utri, indagato per mafia. Riccio confermava la presenza di Previti, collegandola esclusivamente alla comune attività politica con Dell'Utri, escludendo la partecipazione dell'ex ministro ai discorsi sulla situazione giudiziaria dell'ex amministratore di Publitalia.
Il giornalista si difende: «Nessuna diffamazione, ricorrerò in appello»
«Preoccupato? Per i 100 mila euro di multa...»
Parla Travaglio: «Condannato per l'articolo in cui ho trattato meglio Previti. Ma credo nella giustizia»
MILANO - «Quello che mi offende di più sono i cento euro di multa» dice ridendo Marco Travaglio. E continua con un’altra battuta: «Vista l’entità della pena mi conveniva fare un falso in bilancio». Così il giornalista collaboratore della trasmissione Annozero commenta la sentenza del tribunale di Roma che lo ha condannato a 8 mesi di reclusione e 100 mila euro di multa per diffamazione ai danni dell'ex ministro della Difesa e parlamentare di Forza Italia Cesare Previti. Il giudice ha emesso la sentenza in relazione ad un articolo pubblicato dal settimanale «L’Espresso» il 3 ottobre del 2002 dal titolo: «Patto scellerato tra mafia e Forza Italia». Se l’aspettava Travaglio? Cos’è successo? «In realtà non me l’aspettavo. Non ho sottomano l’articolo che feci ma ricordo bene. Riportai le dichiarazioni del colonnello Riccio del Ros, il quale a verbale aveva detto alla Procura di Palermo di avere partecipato ad una riunione, credo nello studio dell’avvocato Taormina, nella quale si doveva vedere come sistemare certe faccende che riguardavano Dell’Utri. E disse che quel giorno era presente nello studio anche l’avvocato Cesare Previti. Lo ha testimoniato anche in udienza, ribadendo che Previti non aveva fatto niente di male. Io registrai la cosa ma senza aggiungere nulla. Quindi non ho detto che Previti aveva fatto, quel giorno e in quella circostanza, qualcosa di male. Forse è il pezzo in cui, più che negli altri, mi sono occupato di Previti più di sfuggita. Il pezzo in cui sicuramente l’ho trattato meglio». Non era preoccupato dunque per quella querela? «Previti praticamente mi querela ogni volta che lo nomino. Quindi non mi preoccupavo. Ora è riuscito a trovare un giudice che gli ha dato ragione. Io continuo a ritenere di avere riportato semplicemente, da cronista, quello che ha raccontato un testimone oculare. Non sono abituato a parlare di complotti o di toghe azzurre o di sentenze politiche o di persecuzioni. Penso che quando non si condivide una sentenza, e io non la condivido, non si sta a parlarne tanto. La appelleremo e speriamo che in Corte d’Appello sei occhi vedano meglio di due». Se la pena non fosse stata sospesa paradossalmente avrebbe potuto beneficiare dell’indulto … «Io mi auguro, dato che è solo un primo grado, che arriverà l’assoluzione. Non voglio essere salvato dall’indulto anche se l’indulto a differenza della prescrizione è irrinunciabile. Credo, almeno… Non vedo perché devo prendere in considerazione l’indulto, al quale tra l’altro non credo. Mi fido della Giustizia. Sono convinto di non aver diffamato nessuno». I suoi nemici stasera brindano… «Mah, facciano un po’ quello che vogliono. Si accontentano di poco. Che cosa devo dire? Ho saputo che il Tg1 ha dato la notizia. Sono diventato addirittura più importante di Dell’Utri. Quando condannano Dell’Utri i telegiornali non lo dicono. Quando condannano me lo dicono. Evidentemente mi ritengono più importante di questi signori. D’altra parte come diceva Victor Hugo “c’è gente che pagherebbe per vendersi"».
Nino Luca
Corriere della sera (15 ottobre 2008)
Patto scellerato tra mafia e Forza Italia
Un uomo d'onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi
Ecco il programma politico di Cosa Nostra. Semplice, elementare, addirittura banale: «amnistia di cinque anni. Indulto di tre. Erano commissione giustizia. Ora dovrebbe farla il nuovo governo.». Nel febbraio 1994 un boss di primissimo piano lo confida punto per punto a un colonnello della Dia, che al termine di ogni colloquio lo annota via via sul suo taccuino di appunti. L'amnistia e l'indulto, gli stessi obiettivi di cui si torna a discutere oggi, con la proposta Biondi-Taormina, già sottoscritta da diversi parlamentari del centrodestra e del centrosinistra per placare la rivolta nelle carceri . sono alla pagina 47 di quel taccuino. Poco prima, a pagina 32, si legge: «Quelli di Forza Italia hanno promesso che in caso di vittoria entro 6 mesi regoleranno ogni cosa a loro favore. Palermitani dietro le stragi. siciliani dietro gli attentati in Italia». Pagina 36: «La Fininvest ha pagato un miliardo di tangenti a Santa Paola (boss della mafia catanese, ndr) dopo l'attentato incendiario che ha subito lo stabilimento Standa a Catania. Rapisarda-Marcello Dell'Utri». Pagina 42: «Prov. (Provenzano, ndr) molto cambiato, parla di pace sintomo di debolezza. Spera in Forza Italia fra sette/5 anni tutto dovrebbe ritornare un po' come prima». Pagina 49: «Andranno contro il partito o i partiti dei magistrati, la gente non ne può più, mancano i lavori delle grandi aziende c'è solo repressione lotta alla mafia e nient'altro in alternativa protesta operaia e manifestazioni destinate a crescere, aspettano nuovo partito o schieramento».
Il boss "gola profonda" si chiama Luigi Ilardo, è nato a Catania nel 1951 ed è il cugino nonché il braccio destro di Giuseppe "Piddu" Madonia, il capomafia di Caltanissetta vicinissimo a Bernardo Provenzano. Lui stesso, Ilardo, si vede e comunica spesso con Provenzano. L'ufficiale che raccoglie le sue rivelazioni è il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (in seguito coinvolto in un processo a Genova su presunti blitz antidroga "pilotati" nel Savonese). Le prime confidenze sono dell'ottobre 1993. Pochi mesi dopo le ultime stragi, quelle dell'estate, a Milano, Firenze e Roma. E pochi mesi prima della "discesa in campo" di Silvio Berlusconi. Soprattutto di questo parla Ilardo: della presunta "regia superiore" delle stragi e dei presunti accordi fra Cosa Nostra e uomini di Forza Italia.
Gli appunti del colonnello Riccio (388 pagine), travasati in un rapporto firmato dall'ex numero due del Ros Mauro Obinu, non riceveranno smentite. Ma solo riscontri e condanne per gli uomini di Provenzano (la sentenza del tribunale conferma il "giudizio di affidabilità sull'operato del Riccio e sulla correttezza dello stesso" nella gestione di Ilardo). Ora quelle carte sono state depositate dalla Procura di Palermo nel processo contro Dell'Utri.
Riccio contatta Ilardo nel settembre 1993, nel carcere di Lecce. Il boss ne esce nel gennaio 1994, per motivi di salute, e torna in Sicilia. Ormai fa il doppio gioco. Mancano due mesi alle elezioni del 27 marzo, poi vinte da Berlusconi. E il boss s'incontra segretamente con Riccio, svelandogli in presa diretta la campagna elettorale di Cosa Nostra. Dopo le stragi e la cattura di Riina rivela: «Provenzano, Pietro Aglieri e le altre famiglie palermitane di erano schierati contro Bagarella, colpevole di seguire ciecamente la politica sanguinaria di Riina. che aveva inasprito la reazione dello Stato e condotto allo sbando Cosa nostra e al fenomeno del pentitismo. Bagarella era isolato. Provenzano, nascosto a Bagheria, aveva fatto sapere alle 'famiglie' siciliane di stare tranquille e di non esporsi ad attività criminali avventurose, ma di aspettare tempi migliori, forieri di un contesto politico stabile e più garantista nei confronti della criminalità organizzata».
Ilardo racconta al colonnello anche come Cosa Nostra decise di votare nel 1994. «In Caltanissetta, i 'palermitani' avevano indetto una riunione», in cui si era deciso che «tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare Forza Italia». Come mai? «I vertici avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello nell'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie 'famiglie' mafiose, nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici quali appalti, finanziamenti statali...».
Chi è l' uomo «dell'entourage di Berlusconi»? La risposta è in un verbale firmato da Riccio il 21 dicembre 1998 davanti ai pm di Firenze che indagano sui mandanti occulti delle stragi: «Nel marzo-aprile 1994 ho detto a Ilardo: per caso l'uomo dell'entourage è Dell'Utri? Lui mi ha fatto la battuta, guardandomi: "Lei le cose le capisce! Poi ne riparleremo. Vedrà quanti ne passeremo".». Le stragi dovevano servire «per mettere sotto i politici», che «facevano promesse su promesse» a Bagarella.
Il 27 marzo 1994 Berlusconi vince le elezioni e diventa presidente del Consiglio. Ilardo spiega a Riccio che «molta della credibilità del Provenzano all'interno di Cosa Nostra sarebbe dipesa da quanto sarebbe riuscito a ottenere a seguito delle promesse ricevute dagli appartenenti al nuovo apparato politico che aveva vinto le elezioni in cambio dei voti». Dopo il 27 marzo tutto cambia. Racconta Riccio: «Ilardo mi ha detto: non dobbiamo fare più attentati eclatanti. Gli imprenditori ci aiuteranno, nel tempo, con l'abolizione di determinati articoli (del codice, ndr). "Quando noi saremo al potere - ha detto il referente - entro sei mesi manterremo fede a quelle proposte"». Il nuovo governo non farà in tempo a fare nulla: durerà meno di 7 mesi.
Intanto Ilardo svela il nascondiglio di una decina di superlatitanti e li fa arrestare. Il 31 ottobre 1995 avverte Riccio che sta per incontrare Bernardo Provenzano in persona, in un casolare a Mezzojuso. Riccio, appena passato al Ros, chiede ai superiori i mezzi necessari per il blitz. La risposta è fredda, interlocutoria: non intervenire, ma limitarsi a "osservare" anche perché Ilardo non vuole portare addosso microspie e non è sicuro chi incontrerà. Su questo episodio la versione di Riccio si differenzia da quella degli uomini del Ros ed esiste una indagine del pm palermitano Antonino Di Matteo.
Nel marzo 1996, alla vigilia delle elezioni politiche (quelle poi vinte da Prodi), Ilardo rompe gli indugi e accetta di diventare un collaboratore di giustizia. Confesserà tutti i suoi crimini ed entrerà con la famiglia nel programma di protezione. Il 2 maggio lo conferma in un incontro nella caserma del Ros a Roma, dove il generale Mori lo presenta ai procuratori Caselli, Principato e Tinebra. Questi fissano il primo interrogatorio formale per il 15 maggio. Ilardo torna in Sicilia per mettere a punto gli ultimi dettagli. Avverte i famigliari. Consegna a Riccio i "pizzini" (bigliettini) del suo carteggio con Provenzano. I due si vedono ancora il 10 maggio, all'aeroporto di Catania. Poche ore dopo, alle 21.30, Ilardo viene assassinato da due killer davanti a casa sua.
Quello che avrebbe potuto diventare un altro Buscetta non parlerà più. Una fuga di notizie, quasi certamente di provenienza "istituzionale", ha avvertito Cosa Nostra del pericolo incombente. Solo Riccio può ridargli la voce. Cosa che fa attraverso i suoi appunti tutti scritti con inchiostro verde e le testimonianze. Senonchè, nel marzo 2001, viene convocato nello studio del suo avvocato, Carlo Taormina, per una riunione con Dell'Utri e il tenente Carmelo Canale, entrambi imputati per concorso esterno in mafia. Riccio denuncia subito il fatto alla Procura di Palermo: «Si è parlato di dare una mano a Dell'Utri. Io avrei dovuto dire che l'Ilardo non mi ha mai parlato di Dell'Utri come uomo di mafia, vicino a Cosa Nostra». In più Riccio deve dimenticarsi la mancata cattura di Provenzano. In cambio gli viene promesso un aiuto per rientrare nell'Arma e per ottenere "la rimessione del mio processo". «In quell'occasione, come in altre, presso lo studio dell'avv. Taormina era presente anche l'onorevole Previti». Taormina ammette il colloquio ma nega quelle pressanti richieste al cliente. In ogni caso, Riccio cambia avvocato.
Riccio e il suo ex difensore Taormina si rivedranno presto, a Palermo, per testimoniare al processo Dell'Utri.
MARCO TRAVAGLIO
L’espresso (3 ottobre 2002)
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mercoledì 15 ottobre 2008
Silenzio
Una proposta sorprendente è stata avanzata da Papa Benedetto XVI come ragione importante per la beatificazione di Pio XII: il silenzio. Di fronte al dilagare delle leggi razziali in Europa e all’evidente gravità di quelle leggi prima ancora che arresti e deportazioni svelassero il progetto di distruzione completa di un popolo, Pio XII, capo della più vasta e potente organizzazione religiosa di un mondo che allora era centrato sull’Europa, ha ritenuto di tacere, di tacere anche quando, con l’occupazione tedesca di due terzi della penisola, Roma inclusa, dopo l’armistizio e il tentativo italiano di uscire dalla guerra, forze armate tedesche e fasciste erano attive, e aggressive, e vendicative nel tentativo di catturare quanti più ebrei, individui e famiglie fosse possibile, intimando la pena di morte a chi avesse aiutato i ricercati e compensando ogni delazione italiana (ce ne sono state a migliaia) con lire cinquemila.La principale ragione per apprezzare come utile e virtuoso quel silenzio è che in tal modo il Papa ha reso possibile una vasta rete di aiuto e sostegno in Vaticano, in chiese e in conventi italiani per salvare, ospitare, nascondere moltissimi italiani ricercati per razzismo e per ragioni politiche. Si è trattato della più estesa e attiva rete di rifugio e di soccorso, ben documentata dalla Storia e di cui migliaia di sopravvissuti, in Italia e nel mondo, hanno dato atto e gratitudine al Vaticano. Ci sono però due grandi obiezioni, una nel mondo dei fatti, l’altra a livello dei principi.I fatti ci dicono che l’Italia ha avuto un ruolo molto grande nell’orrore delle persecuzioni razziali che hanno insanguinato e marcato come indimenticabile vergogna tutta l’Europa.L’Italia cristiana, cattolica, legata con un Concordato alla Chiesa di Roma. È importante ricordare tutto ciò, oggi, alla vigilia del 16 ottobre. Quella notte del 1943 mille e diciassette cittadini ebrei romani - dai neonati ai vecchi ai malati - sono stati arrestati nelle loro case del Ghetto di Roma da unità militari tedesche munite di nomi e indirizzi da parte dei fascisti italiani. Tutti i rastrellati sono stati tenuti prigionieri per giorni presso il Collegio militare di Roma sotto la sorveglianza di militi fascisti, e poi deportati ad Aushwitz da dove quasi nessuno è tornato. Dunque ciò che è accaduto a Roma il 16 ottobre non è stato il blitz di un terribile istante ma una lunga, meticolosa operazione nazista e fascista durata per giorni nel silenzio di Roma. L’Italia era l’altra grande potenza che ha invaso e occupato, insieme ai tedeschi. Il ruolo che l’auto-narrazione italiana si è attribuito dopo il disastro e la sconfitta fascista, è quello di uno Stato buono, sgangherato e debole dove i soldati combattevano con le scarpe di cartone. Era vero, nell’esperienza disperata dei soldati di allora, ma persino mentre il disastro italiano si compiva, l’Italia dalla Francia ai Balcani alla Russia, era l’altro grande Paese invasore, oppressore, occupante. Non tutti i diplomatici e i generali italiani ubbidivano, anzi ci sono state clamorose dissociazioni di fatto (che vuol dire cauta ma ferma disobbedienza) dalle leggi razziali. Ma l’Italia era l’altro persecutore, le leggi razziali erano state firmate dal re italiano, unico caso in Europa. Ma il re Savoia era imparentato con metà delle monarchie europee del tempo, l’esercito sabaudo era collegato con l’attivismo nazista antisemita attraverso gerarchi, ufficiali, agenti della milizia fascista, che facevano comunque del loro meglio per terrorizzare le popolazioni locali e spingere al peggio i “Gaulatier” e i governi fantoccio. Erano impegnati a terrorizzare tutte le popolazioni, a sostenere tutti i fascismi locali più sanguinosi, ad accumulare, contro l’Italia, un odio che dura ancora. Ma sopratutto erano attivissimi nella collaborazione all’immensa rete di delitti che oggi chiamiamo Shoah. Il diario di un uomo giusto come Giorgio Perlasca che, da solo, in Ungheria, ha salvato migliaia di cittadini ebrei dalla deportazione fingendosi diplomatico spagnolo testimonia del frenetico lavoro della persecuzione in regioni e Paesi di un’Europa cristiana e in gran parte cattolica. O comunque sensibilissima all’autorità della Chiesa cattolica, che riguardava anche una parte non irrilevante di soldati e ufficiali tedeschi. E che certo condizionava il fascismo.E qui entra in campo la questione di principio. Ciò che è accaduto in Italia, sopratutto l’assenza quasi totale di voci italiane contro le leggi razziali, allo stesso tempo spaventose e folli (folli in modo evidente, a cominciare dalle enunciazioni di principio, dai presunti fondamenti storici e logici, dal titolo stesso di “leggi in difesa della razza”) è reso più inspiegabile e difficile da giustificare a causa del comportamento del Parlamento filo-fascista bulgaro. Quel Parlamento, sotto la guida del presidente Dimitar Peshev (cito da libro di Gabriele Nissim «L’uomo che fermò Hitler», Mondadori), rifiutò e respinse le leggi razziali preparate sull’odioso modello italiano. E impedì in tutto il Paese occupato “dai camerati tedeschi” qualsiasi atto contro i cittadini bulgari ebrei. Dunque dire di no da parte di chi aveva autorità era pericoloso ma possibile. Imbarazza la memoria italiana anche il ben noto gesto del re di Danimarca che, pur privo di forza militare e di qualunque strumento di resistenza, si oppose, senza cedere mai, all’imposizione della stella gialla come identificazione dei suoi cittadini ebrei.Sono leggende, ormai, brandelli di un onore perduto. Sono tentativi di recupero di un minimo rispetto per un’Europa colta e orgogliosa della sua identità in cui è dilagato il peggior delitto della Storia. Ma quel delitto è dilagato nel silenzio. Ed è stato - poche volte - fermato dal coraggio, raro, drammatico, ma, come si vede, efficace di rompere il silenzio. Tutto dimostra che i nazisti avevano bisogno del silenzio e contavano sulla cancellazione della memoria.C’è un rapporto fra il silenzio che ha consentito a una organizzazione non sospetta e intatta (a causa del silenzio) come la Chiesa cattolica e la salvezza di migliaia di ebrei? Certo, c’è. Ma è lo stesso silenzio che ha consentito la deportazione e lo sterminio di milioni di ebrei d’Europa. Era possibile parlare? Rispondono alcune voci che, in alcuni luoghi, hanno cambiato la Storia. Era pericoloso? Lo era. Ma era anche un ostacolo grave e imbarazzante, se è vero che le radici d’Europa sono - dunque erano - cristiane e cattoliche.Infine: si ricorda un esempio, nella lunga storia cattolica di martiri e santi, di qualcuno portato all’onore degli altari per avere taciuto? Uno solo?
martedì 14 ottobre 2008
Sopra la Banca Tremonti canta
Giulio Tremonti *
Indigenti
PARMA - Il governo cerca il doppio colpo, con il formaggio grana: soccorrere un settore in crisi e aiutare la fascia debole della popolazione. Circa 100.000 forme di Parmigiano Reggiano ( circa 25-26 milioni di euro) saranno acquistate dal governo e destinate agli indigenti: questa la misura annunciata dal ministro dell'Agricoltura Luca Zaia per affrontare la grave crisi che sta colpendo il settore produttivo del Parmigiano Reggiano.
http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_14/governo_formaggio_grana_91d43c40-9a03-11dd-a6f3-00144f02aabc.shtml
(Non è una barzelletta )
Un poveraccio non avra' i soldi per pagare l'affitto o le bollette ma nel frigo
(spento) avra' sicuramente un bel pezzo di grana ..
lunedì 6 ottobre 2008
Otto per mille
COSTRUIRE SULLA ROCCIA - La riflessione del Papa è partita dal brano evangelico sulla casa costruita «sulla sabbia o sulla roccia». «Costruisce sulla sabbia la casa della propria vita - ha osservato Benedetto XVI - chi costruisce solo sulle cose visibili e toccabili, come il successo, la carriera, i soldi». «Apparentemente - ha commentato - queste sono le vere realtà, ma questa realtà prima o poi passa: vediamo adesso nel crollo delle grandi banche, che scompaiono questi soldi, che non sono niente». «Di per sè - ha aggiunto - tutte queste cose che sembrano la vera realtà sono solo realtà di secondo ordine e chi costruisce su questo costruisce sulla sabbia». «Solo la parola di Dio è fondamento della realtà e cambia il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce la realtà nella parola di Dio».
Sarebbe stato meglio ricordare le parole di un tale di nome Gesu'
non so' se sua santita' Benedetto XVI lo conosca che un giorno disse
" E' piu facile che un cammello passi per la cruna di un ago ..che un ricco
entri nel regno dei cieli"
Direi che dopo queste dichiarazioni del papa "i soldi sono di second ' ordine "sia come minimo indispensabile l'eliminazione dell'otto per mille a favore della chiesa cattolica.
venerdì 3 ottobre 2008
Contro
Senza parole...
Il papa contro il Relativismo
http://it.youtube.com/watch?v=d8N0dWC10h4
Il Papa contro la contraccezione
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/esteri/benedetto-xvi-25/benedetto-xvi-25/benedetto-xvi-25.html?rss
Il Papa contro l'eutanasia
http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/esteri/benedettoxvi-20/papa-eutanasia/papa-eutanasia.html
Il Papa contro l' Italia dei Miracoli
http://blog.panorama.it/italia/2008/09/12/il-papa-contro-litalia-dei-miracoli/
Il Papa contro la pubblicità
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo397575.shtml
IL Papa contro la globalizzazione
http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=7378&cat=cronaca
Il Papa contro Internet
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=4398&ID_sezione=&sezione=
Il Papa contro le unioni civili
http://www.certidiritti.it/index.php?option=com_content&task=view&id=185
Il papa contro i PACS
HTTP://WWW.REPUBBLICA.IT/2005/K/SEZIONI/ESTERI/PAPARATZINGER1/PAPAPACS/PAPAPACS.HTML
Il Papa contro Zapatero
HTTP://WWW.QUEERBLOG.IT/POST/2790/2790
Il Papa contro la scienza
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/08/papa_scienza.shtml
Il Papa contro la tv
http://www.gustocreativo.org/Il-Papa-contro-TV-e-pubblicita.html
Il Papa anatema contro i divorzi
http://www.romagnaoggi.it/esteri/2008/9/14/102594/
Il Papa contro Harry Potter
http://www.cineblog.it/post/691/il-papa-si-scaglia-contro-harry-potter
Il Papa contro il gigantismo dei media
http://www.wuz.it/Home/AnsaNews/tabid/65/newsid/21010/Default.aspx
Il Papa contro Nietzsche
http://www.tesionline.it/approfondimenti/articolo.jsp?id=167
Il Papa contro la 194
http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=6349