domenica 31 maggio 2009

sabato 30 maggio 2009

Una mattina



Mi ricordo che una mattina mi sono svegliato all'alba, con dentro un grande senso di aspettativa e ho pensato : "ecco questo deve essere il preludio della felicità, questo è solo l'inizio e d'ora in poi crescerà sempre di più".Non mi ha sfiorato l'idea che non fosse il preludio. Era quella la felicità, era quello il momento, era quello...

sabato 23 maggio 2009



Istituzioni Umiliate


di Nadia Urbinati



Cento deputati piacciono più di seicento al nostro presidente del Consiglio. Non c'è da stupirsi, perché corromperli o assoldarli o semplicemente metterli d'accordo con i suoi propri interessi sarebbe certamente meno costoso e più semplice. La relazione tra assemblee numerose e sicurezza della libertà l'avevano ben capita gli ateniesi di 2.500 anni fa, i quali proprio per evitare le scorciatoie nel nome della celerità di decisione istituirono giurie popolari numerosissime. Il loro intento principale era quello di impedire che nessun cittadino potente potesse condizionare le decisioni a suo piacimento. pensavano che nessuno disponesse di tanti soldi quanti ne sarebbero stati necessari per corrompere seicento giudici (tanti erano i giudici che siedevano nelle loro giurie). E qui siamo di nuovo: il capo dell'esecutivo, abituato a comandare sottoposti e stipendiati, non ama né tollera assemblee larghe di rappresentanti che sono chiamati a rendere conto a nessun individuo o gruppo di individui ma solo alla nazione, la quale non è un padrone ma la fonte della loro autorità. Ma per il capo dell'esecutivo le assemblee larghe sono pletoriche e poi dannose agli interessi di chi decide - ovvero del suo esecutivo. La logica del capo della maggioranza non è democratica ma è esattamente opposta a quella dei saggi democratici. Le assemblee deliberative devono essere non troppo piccole né troppo grandi, pensavano i Padri fondatori della democrazia americana. Se troppo piccole non possono più svolgere la loro funzione rappresentativa degli interessi più numerosi e diversi e inoltre possono facilmente dar luogo a unanimismi pericolosi o a "cabale" di fazioni. Se troppo grandi non possono svolgere efficacemente la funzione deliberativa, allungando i tempi di decisione e impedendo maggioranze stabili.


Ma in nessun caso una manciata di rappresentanti è una cosa buona per la democrazia. La politica non va per nulla d'accordo con la semplificazione, una qualità degli apparati burocratici e di chi è chiamato a eseguire ordini e applicare pedissequamente regole che non fa; non è una qualità dei rappresentanti e dei cittadini che contribuiscono a determinare le scelte politiche con la loro diversa e complessa partecipazione. Semplificazione è una qualità per la "governance" ma non per il "government" - la prima è organizzazione di funzioni che mirano a risolvere problemi specifici; ma il secondo è azione politica che solleva problemi, crea agende di discussione e di proposte, mobilita idee e interessi, e infine decide facendo leggi che tutti, non solo chi siede in Parlamento e non solo chi è parte della maggioranza, deve ubbidire. L'Italia si trova vicinissima a una svolta anti-democratica. L'attacco al Parlamento è un attacco alla divisione dei poteri e per affermare la centralità, anzi, il dominio di un potere sopra tutti: quello dell'esecutivo, che non ama eseguire o dover rendere conto e vuole fare quel che vuol fare senza impedimenti; che vuole fare tutto, legiferare e eseguire e, magari, anche determinare la giustizia. Semplificazione è l'equivalente di potere incontrastato. Nel 1924, Gaetano Mosca, un conservatore di tutto rispetto, tenne un discorso memorabile nel Parlamento del Regno. Lui, che aveva sviluppato la teoria forse più corrosiva della democrazia sostenendo, con il soccorso della storia, che quale che sia la forma di governo, tutti i governi hanno come scopo evidente quello di formare e selezionare la classe politica. Che siano le guerre o le elezioni dipende dal tipo di organizzazione sociale, dalle forme di espansione e arricchimento, forme che possono essere violente e dirette oppure pacifiche e per vie di commercio. Nella moderna società di mercato, sosteneva Mosca, l'elezione e l'opinione sono forme più funzionali alla selezione della classe dirigente. Ebbene, questo critico dell'ideologia democratica e parlamentaristica, alla vigilia della fine delle libertà politiche e del parlamentarismo liberale, si schierò in Parlamento in difesa di quella istituzione, di quella forma democratica di selezione della classe politica e di governo. Non luogo in cui si perdeva tempo a chiacchierare o un "bivacco" come Benito Mussolini lo chiamava, ma istituzione di controllo e di monitoraggio senza la quale nessun cittadino poteva più sentirsi sicuro. Tra i conservatori di oggi, tra i moderati (se ancora ce ne sono) chi avrà la stessa saggezza o lo stesso coraggio del conservatore liberale Mosca? La difesa del sistema parlamentare non è una questione che interessa o deve interessare solo l'opposizione. Tutti, tutti indistintamente dovrebbero comprendere il rischio che una società corre quando chi è stato eletto per governare con il sostegno del Parlamento cerca di governare con la connivenza di una assemblea amica.

venerdì 22 maggio 2009

Elezioni 2009


Quando ero ragazzino sentivo spesso i radicali parlare di Europa, e dire che l’Europa non ci sarebbe mai stata senza Spinelli, e che Spinelli e l’Europa erano praticamente concetti indivisibili. Così io sono cresciuto in questo mito dell’Europa e di Spinelli, tanto che appena sono state depositate le liste per le elezioni europee del 2009, di spinelli me ne sono fatti quattro, e ho cominciato a leggere, tutto speranzoso ed europeista come non mai. E in effetti, dopo tanti anni posso dirlo: senza spinelli sarebbe impossibile prendere sul serio l’approccio italiano all’Europa. Per dire: quando ero ragazzino io, non c’era il bancomat, non esistevano i telefonini, la sola idea di mandarsi della posta elettronica sembrava fantascientifica, ma in compenso c’era Ciriaco De Mita. Ora abbiamo in tasca decine di tessere magnetiche, possediamo uno virgola sei telefonini a testa, e riceviamo ogni giorno mail che ci dicono “enlarge your penis!”. Il fatto che ci sia ancora Ciriaco De Mita, in lista con l’Udc, mette in crisi in concetto stesso di progresso e affascina gli scienziati di tutto il mondo. Ma non vorrei che si pensasse qui che voglio sferrare un duro e virulento attacco a Ciriaco De Mita: prima dovrei riprendermi dalla sorpresa di saperlo ancora in vita. Mi piacerebbe invece sferrare un duro e virulento attacco a Emanuele Filiberto di Savoia, anche lui in lista con l’Udc, ma non avendo mai visto nemmeno una puntata di “Ballando con le stelle” potrei risultare impreparato. E’ colpa mia, mi rendo conto, ma in quelle lunghe sere invernali preferivo seguire alcuni telefilm polizieschi che indagavano su fatti terribili, come per esempio: chi ha sciolto dell’acido nelle macchinette del caffè alla sede dell’Udc?
Mi accorgo ora, riflettendo sulle liste elettorali per le europee, di essere prevenuto e stupidamente negativo. E’ sicuramente colpa della signora Veronica Lario e della sua campagna contro le avvenenti ragazze messe in lista dal suo futuro ex marito. Come tutti sanno, dal Borneo al Polo Nord, la moglie del primo ministro ha sputtanato il primo ministro denunciandolo come un addicted della patonza. Questo non farà che accrescere la popolarità dell’Italia nel mondo. Non c’è spiaggia caraibica dove il turista italiano non sia così apostrofato: “Taliano! Mafia, coca, figa!”. Può anche essere che anni di governi Berlusconi cambino l’ordine degli addendi. Eppure, nonostante la mia recente conversione all’estremismo giustizialista, non riesco a rinunciare a un minimo di garantismo. Bene, si moralizza! Era ora! Ma che razza di moralizzazione sarebbe togliere dalle liste qualche bella figliola gentile con papi Silvio, qualche vistosa ragazzetta già immortalata sulle sue ginocchia, qualche formosa ballerina dai visibilissimi pregi, e poi lasciare il lista Clemente Mastella? E’ un po’ come se il moralismo colpisse solo il lato pruriginoso della vita, senza sfiorarne nemmeno la vera oscenità. E dunque Mastella è lì, in lizza per il Parlamento Europeo nelle liste di papi Silvio per meriti acquisiti. E per meriti, sia detto en passant, ben superiori a quelli di qualunque velina al mondo. Come dire: brutta cosa, e inelegante, la gnocca travasata nella politica, ma poi – ed è un errore madornale – è la gnocca che fa scandalo, e la politica no. E così Clemente Mastella avrà di nuovo un suo scranno, e questa è vergogna pura, altro che qualche scappatella! Mi sono lasciato andare? Mi spiace. E’ che non sopporto questa faccenda di usare il Parlamento Europeo come una discarica per rifiuti speciali e particolarmente tossici. Una volta si usavano le coste della Somalia. Ora che laggiù ci sono i pirati è più sicuro scaricare a Strasburgo.
In compenso riesce il miracolo, una cosa che sembrava impossibile in natura. Già, è davvero un fatto storico: due partiti comunisti che si riappiccicano, mentre tutti gli studi, le ricerche, gli esperimenti e le prove simulate facevano intendere (a partire dal 1921) che i partiti comunisti e simili manufatti dell’uomo si potessero soltanto dividere. Come potrebbe però facilmente spiegarci la grandissima Margherita Hack, candidata dei Comunisti Riuniti, ogni fusione tra corpi produce attriti e scorie, ed ecco dunque orbitare intorno all’area della sinistra un nuovo astro, Sinistra e Libertà, a cui tutti augurano buona fortuna prima di correre a votare per qualcun altro. E poi, segnalato al largo di Orione, un affascinante ma misterioso Partito Comunista dei Lavoratori. Vorremmo dire di più, a questo proposito, ma le attuali tecnologie di osservazione non permettono di capirne abbastanza. L’infinitamente piccolo è sempre un problema anche se si possiede un microscopio elettronico.
Quanto ai fascisti, permettetemi il ricorso all’obiezione di coscienza: non parlo volentieri di questa roba. Mi limiterò a osservare che qualcuno deve averli bagnati dopo mezzanotte e loro, come i Gremlins, si sono moltiplicati. Ora abbiamo fascisti di varie specie. La Destra di Storace, che si presenta con nuovi alleati: Lombardo e Pionati. So cosa state pensando: che se questi sono gli alleati nuovi forse era meglio tenersi tedeschi e giapponesi, come settant’anni fa. Gli altri camerati per l’Europa sarebbero Forza Nuova, che presenta il giudice Sossi, famoso perché rapito dalle Br qualche secolo fa, e la Fiamma Tricolore, che di famoso non ha trovato nessuno, nemmeno coi rastrellamenti. A questo punto della mia ricerca mi è sembrato che mancasse qualcosa. Qualcosa di estremamente pittoresco e divertente, come se lo schieramento di destra mancasse di un tassello fondamentale, come se una figura centrale dell’orgoglio della nazione mi sfuggisse, e come se qualcosa di notevole si sottraesse alla mia memoria. Non dico una cosa importante, questo no, ma una cosa vistosa, con il suo peso e la sua intelligenza. Ed è proprio quest’ultimo dettaglio che esclude la Santanché. Boh, sarà qualcos’altro.Ma qui iniziano i dubbi. Dove mettere la Lega? Qui, insieme alla destra estrema, o in qualche altra categoria? Decido che il suo posto è qui per vari motivi. Perché Borghezio si è fatto recentemente beccare a spiegare ai nazisti come far finta di non essere nazisti. C’è un video su youtube, cercatelo. Ma non confondetevi: c’è anche il video del giocoliere monco e del petomane che suona l’Aida con il sedere, ed è facile confondersi. Piuttosto, tenderei a mettere qui la Lega per un altro motivo: avendo un referendum puntato alla tempia, si può dire che, come gli antichi camerati, si sta facendo prendere un po’ dal panico. Avete presente tutte quelle canzoncine e slogan con i teschi, la “bella morte”, lo sprezzo del pericolo, eccetera eccetera? Ecco, la lega sta per fare la stessa fine: era arrivata fino a Roma e presto potrebbe rintanarsi a Salò. Quelli là si fecero randellare persino dall’Albania e dalla Grecia. Questi qua, devono stare alla larga da Malpensa, perché se li prende un pendolare Alitalia sono dolori. Tra un po’ “gli operai che hanno votato Lega” (ambìti intervistati da talk show) faranno sì le ronde, ma per cercare i leghisti!
Veniamo ora alle dolenti note. Non si sa come andranno queste benedette elezioni europee, ma si sa perfettamente chi le perderà: il Partito Democratico. Nemmeno il Pil italiano ha avuto negli ultimi due anni più revisioni al ribasso dei democratici alle elezioni. Il 30. No. Il 28. No. Il 25. No. Certo, la politica non è il tresette! Ed è proprio per questo che tutti si chiedono come mai il Pd gioca a ciapànò. In compenso, viene premiata la coerenza. Capolista nelle isole sarà Rita Borsellino. Siccome rischiava di far vincere al Pd le regionali siciliane fu sostituita dalla Finocchiaro che perse quattro a zero. Meglio ancora vanno le cose al Nord: per mesi e mesi nelle stanze del Pd si sono chiesti… ma chi potremmo candidare come capolista per le Europee nel nordovest? Dopo accurate ricerche la scelta è caduta sull’unico politico democratico capace di una vera autocritica. Disse infatti Sergio Cofferati: “Se andassi in Europa sareste autorizzati a dire che sono un ciarlatano”. Autocritica preventiva, addirittura. E poi, sempre per coerenza, ecco Leonardo Domenici, l’uomo che fece il sindaco di Firenze durante gli anni più bui, più drammatici e pericolosi, quando una delle città più ricche del mondo rischiò di essere distrutta da quindici lavavetri. L’uomo costretto, durante il suo governo, a distribuire alla popolazione un manualetto che spiegava le nuove norme in materia di sicurezza, pubblicazione pagata con i soldi della Fondiaria di Ligresti. “Sono schifato, lascio la politica”, disse ai giornali. Eccolo in lista per il Pd: il modo più alla moda per lasciare la politica.
E ora, eccoci alla fine. Manca all’elenco soltanto l’uomo che vincerà le elezioni europee, Antonio Di Pietro. Molto si discuterà sul successo elettorale dell’Italia dei Valori, ma si può già dire che i suoi elettori si dividono in due categorie: quelli che votano Di Pietro per disperazione, e quelli che votano Di Pietro per sconforto. I primi desiderano premiare una formazione politica che si oppone a Berlusconi in modo rude e se volete ruspante. I secondi, invece, desiderano premiare una formazione politica che si oppone a Berlusconi in modo rude e se volete ruspante. I primi perdonano a Di Pietro e al suo partito certi eccessi verbali, certe uscite improvvide e certe – scusate il francesismo – sublimi puttanate. I secondi, di contro, perdonano a Di Pietro e al suo partito certi eccessi verbali, certe uscite improvvide e certe – scusate il francesismo – sublimi puttanate. Sono due elettorati molti diversi tra loro, che probabilmente pagherebbero per non votare per Di Pietro e per poter scegliere qualche alternativa politica all’esistente. E che finiscono – infatti – per votare Di Pietro per un motivo semplicissimo: altrimenti gli toccherebbe votare Pd. E a tutto c’è un limite.

Comitato vittime di Al Tappone


La condanna di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi, ma non di Berlusconi per aver corrotto Mills, segna una new entry nell’esclusivo Club Vittime di Al Tappone. Ne fanno parte gli scudi umani del premier: il fratello Paolo, più volte arrestato al posto del fratello; Marcello Dell’Utri, condannato (dunque promosso deputato) a 9 anni in primo grado per mafia per il suo ruolo di «cerniera» fra Cosa Nostra e Al Tappone, il quale però non è stato nemmeno processato; Cesare Previti, condannato a 7 anni e mezzo (ed espulso dal Parlamento) per avere, fra l’altro, corrotto il giudice Vittorio Metta per regalare la Mondadori ad Al Tappone, il quale però uscì miracolosamente prescritto; Salvatore Sciascia, condannato (e dunque promosso deputato) per aver corrotto ufficiali della Guardia di Finanza affinché chiudessero gli occhi sui reati fiscali e contabili delle aziende di Al Tappone, il quale però fu assolto per insufficienza di prove; Massimo Maria Berruti, arrestato per aver depistato le indagini sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza e condannato (dunque promosso deputato) per favoreggiamento ad Al Tappone, il quale però era innocente e non aveva alcun bisogno di favoreggiatori; David Mills, condannato (e nemmeno promosso deputato) per aver coperto i reati di Al Tappone in cambio di una mazzetta di Al Tappone, il quale non può essere processato. Anzi fa pure l’incazzato, come se avessero condannato lui. Mentre esprimiamo la massima solidarietà agli scudi umani, ci sia consentito un appello: vittime di Al Tappone, unitevi. E fate come Veronica: parlate.